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Sanremo 2021: dentro festa, fuori tempesta

Molte le proteste di lavoratori indignati per le restrizioni covid, la mancanza di futuro e la perdita di un lavoro che non c'è piu'

Sanremo (Imperia) – Si è conclusa una discussa edizione, la settantunesima destinata anch’essa ad entrare nella storia. Ma non più per la critica musicale per le verifiche degli andamenti dello spettacolo nel corso delle evoluzioni di questi settanta anni, ma bensì per il netto contrasto che si è riscontrato nei giorni della manifestazione canora italiana nota in tutto il mondo.

Mal di stomaco sin da subito per un evento che da una parte è stato apprezzato per aver alleggerito le funebri serate propinate agli italiani da allarmismi generalizzati perduranti, dall’altra le proteste di chi fermo da un anno e destinato ad esserlo ancora a lungo non accetta questa situazione di spettacolo.

Molti riferiscono che ci sia ben poco da festeggiare, altri invece come detto hanno apprezzato la leggerezza, le divagazioni, le uscite fuori dal coro.

I conduttori sono apparsi molto finti, rispetto alla loro caratterizzazione: segno di un imbarazzo sicuramente vissuto nei confronti di colleghi ed in una situazione con il dito puntato.

Dentro dunque spazio alla festa, ma fuori tempesta. Non sono mancate infatti proteste proprio nei pressi dell’ingresso principale del noto teatro Ariston. Fino a poco tempo fa vi era una calca di appassionati, di fan, di giornalisti pronti ad immortalare tutto e tutti.

L’edizione 2021 si presenta con uno sponsor unico, la Tim, e con malumori forti. Ma forse non tanto contro la trasmissione di per sè, ma chi ha protestato lo ha fatto probabilmente per avere una cassa di risonanza mancante nel panorama dei media italiano.

Se non fosse per Porro e Del Debbio, probabilmente saremmo già tutti in depressione. Poca la voce al popolo, molta all’autoreferenzialità del tipo Conte-Casalino che li ha portati ad abbandonare la scena.

Il nuovo premier, mantiene sobrietà e sono finiti gli show dei Ministri, e Sanremo si è preso, giustamente la scena.

Amarezza dunque per una realtà che voleva apparire come “normale” ma che poi tale non era. Ma solidarietà va espressa a quel mondo dello spettacolo soffocato dal covid e che non trova spazi, nè livelli.

La musica del resto è terapia per l’anima ed il contrasto di vecchie volpi come la Vanoni e la Berti, inserite in un contest ultramoderno, in fondo ha raccontato l’Italia come era e come è oggi.

Non si può biasimare chi lo ha visto  e nemmeno chi per solidarietà non lo ha fatto. Con la serata finale, terminata a tarda notte, si conclude quindi un’altra fase anomala dello spettacolo italiano, con gli occhi puntati ormai al 2022 sperando in una relativa normalizzazione della vita rubata.

 

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