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La morte non ha un solo volto: “Andata e ritorno” di Paola Fendoni, un romanzo per accogliere la vita e fuggire da relazioni tossiche

"Dopo questa sofferenza ho scelto la vita e attraverso tutto quello che ho passato mi evolvo in un essere migliore. Questa è la mia vittoria di fronte alla crudeltà. La libertà di vivere".

Si può dire che Paola abbia vissuto più vite. La prima impegnata nel volontariato e come assistente sociosanitaria nelle residenze per anziani. La seconda, a causa di una grave malattia, in sedia a rotelle dopo che un’esperienza di premorte l’ha portata a “vedere” il mondo di mezzo. La successiva vita trascorsa in una relazione tossica con un narciso manipolatore l’ha condotta, dopo aver interrotto la relazione, ad impegnarsi nel far conoscere le dinamiche della manipolazione narcisistica e delle relazioni tossiche affinché storie come la sua possano essere interrotte prima che sfocino in violenze fisiche e traumi psicologici.

Andata e ritorno (Youcanprint 2020) è questo e molto di più, un libro autobiografico che ricostruisce la storia di una donna che con coraggio ha saputo rialzarsi quando la vita l’ha messa a durissima prova. Dalla malattia che l’ha portata a sfiorare la morte fino alla relazione con un narcisista, Paola Fendoni in questo romanzo ci affida la sua testimonianza con un linguaggio diretto, senza timore di raccontarsi. Una vicenda, la sua, che matura e si consolida attraverso difficoltà personali, traumi sentimentali e tutte le tappe di quello che è stato un vero e proprio calvario, che l’ha portata alla ricerca della forza di chiudere e ricominciare anche quando tutto sembrava insostenibile.

Il dolore che è scaturito dalla sua esperienza è stato elaborato e trasformato affinché non diventasse una nuova forma di malessere. Proprio per questo, dopo essere fuggita dalla pericolosa relazione con un narciso manipolatore, Paola ha deciso di divulgare la sua storia affinché diventasse un’ancora di salvezza per tutti coloro che si fossero trovati nella sua stessa situazione. Perché se si arriva a toccare il fondo è proprio da lì che si può risalire per vedere ancora la luce della speranza e della vita.

Paola è oggi un faro per moltissime persone che si sono affidate alla sua esperienza e alla sua professionalità. Una donna che con delicatezza e determinazione è capace di accogliere chi abbia bisogno di sentirsi compreso e non giudicato ma soprattutto di ritrovare la fiducia in nuove relazioni, poiché come ha scritto “ciascuno di noi, nella propria essenza, è fatto di amore”.

Oltre al canale YouTube nel quale molte donne e uomini vittime di un partner o familiare narcisista si ritrovano e condividono le loro esperienze, Paola svolge l’attività di ipnotista utilizzando il metodo Brian Weiss ed opera dal 2005. Attraverso le tecniche dell’ipnosi aiuta le persone ad elaborare i blocchi emotivi per ritrovare l’equilibrio e migliorare la qualità di vita.

Oggi abbiamo il grande piacere di dialogare con Paola Fendoni per parlare del suo libro Andata e ritorno e della storia vissuta in prima linea con un narcisista manipolatore.

Buongiorno Paola e grazie per essere con noi a parlare ancora una volta di te e del tuo libro. “Andata e ritorno” è una testimonianza che si sofferma, fra le altre cose, sulle dinamiche di una relazione tossica. Cosa ti ha aiutato nella scrittura e nella trasmissione della tua storia personale? È stato un processo difficile da elaborare?

“Scrivere aiuta ad esorcizzare il dolore ed è un ottimo esercizio terapeutico. Lavorare su sé stessi come ribadisco sempre nei miei video è un percorso e questo percorso praticamente non dura un mese e nemmeno due mesi. È un percorso che ti porta ad elaborare e a risanare le ferite che il manipolatore ha creato dentro di te e che può durare tutta la vita”.

Oltre a essere scrittrice sei anche ipnologa: quali caratteristiche hanno in comune le donne vittime del narcisista manipolatore?

“Le caratteristiche delle vittime del manipolatore hanno in comune la bassa autostima, una dipendenza affettiva, il non amarsi e vedersi sempre in difetto.

In genere il narcisista sceglie come vittima una persona sensibile ed empatica in quanto si tratta del suo esatto opposto. Il narcisista è incapace di empatia e viene attratto dalla persona empatica perché affascinato dalle qualità che a lui (o lei) mancano e dall’empatia che cerca disperatamente di evitare per sé.

La persona empatica è anche facile da manipolare e una volta assertiva sarà spontaneamente incline a dare al narcisista il nutrimento di cui ha bisogno”.

Durante la tua vicenda quante volte hai pensato di essere dentro una storia senza via d’uscita?

“Ci ho pensato moltissime volte, sembra che non ci sia una via d’uscita. Si vive uno stato d’angoscia costante, il cuore è sempre in allarme e desidereresti morire piuttosto che continuare a vivere una storia così tossica, così malata.

Nonostante questo, non ascolti i consigli che ti danno le persone che ti vogliono veramente bene. Ti senti come se fossi in una campana di cristallo dove sai che l’aria sta finendo ma speri sempre che qualcosa cambi, che tu possa cambiarlo. Ma non succederà mai”.

Hai scritto dell’importanza di esercitare compassione verso se stessi, e anche di non cadere nel “senso di colpa” che il carnefice insinua nella mente delle vittime: come si riconoscono e affrontano questi due stati spesso contrastanti?

“Quando sei in una relazione tossica provi vergogna per te stessa per non essere stata capace di dire di no al manipolatore, per aver fatto cose che non volevi fare e per la paura di perderlo o di perderla, perché non dimentichiamo che anche le donne possono essere narcisiste. Perdonarsi è importante. Il perdono ti da quella luce che ti serve per iniziare ad amarti e a darti l’importanza che meriti. È utile capire che se sei stata una vittima non hai colpe per questo, il senso di colpa che senti è un’arma che usa il manipolatore per trattenerti nella sua trappola. Questi stati escono allo scoperto e diventano riconoscibili quando si arriva allo sfinimento, quando si capisce che così non si può più andare avanti e occorre iniziare un percorso di rinascita”.

Parliamo di empatia e narcisismo: puoi dirci di più riguardo a questo mancato rapporto e se può essere un campanello di allarme per capire chi si ha di fronte.

“I narcisisti sono esseri vuoti, privi di scrupolo, non provano amore e nemmeno empatia verso gli altri ed è il primo campanello d’allarme da non sottovalutare all’inizio di una relazione.

Quante volte è capitato di dire al narcisista “ma perché non ti metti nei miei panni? Possibile che non capisci minimamente di come possa stare? Non ti sei mai vergognato delle conseguenze di ciò che hai fatto?”, ma è tutto fiato sprecato perché il narcisista non ha capacità di introspezione, quindi, potresti fargli presente tutte queste sue mancanze, che nel tuo piccolo vedi e non vedi, ma lui non se ne renderà assolutamente conto perché preferisce scaricare le stesse accuse e colpe sulla povera vittima.

Al (o alla) narcisista non interessa proprio avere empatia affettiva, non gli interessa di curarsi di ciò che ha bisogno l’altro, di come sta l’altro, per lui è un qualcosa di irrilevante, quindi, non solo passa in secondo piano, ma non viene assolutamente presa in considerazione”.

Come e quando trovare il coraggio di scappare da una relazione pericolosa?

“Quando si è toccato il fondo, quando dopo innumerevoli tradimenti e violenze psicofisiche lui ti ha scartato e ti senti un nulla qualcosa dentro di te scatta e dici basta.

Molte vittime sono frenate dalla paura di rimanere sole e non hanno imparato a volersi bene e a darsi il valore che meritano. La consapevolezza di sé è la forza che ti fa uscire, ma anche quella che il narcisista ti mina costantemente.

Se ci pensi, come potresti amare qualcuno se prima non ami te stessa? All’atto pratico per uscire da una relazione tossica sono tre i primi passi da fare.

Il primo è di ammettere che la relazione che si sta vivendo è una relazione tossica, disfunzionale, malata, che ti rende insicura e infelice, che ti svaluta, che ti toglie il tuo essere, la tua essenza.

Il secondo è quello di osservare attentamente la situazione e cominciare a riflettere su come poterla risolvere, sul piano d’azione da mettere in atto, quali sono i passaggi necessari che si dovranno affrontare per chiuderla con tutte le possibili difficoltà che ti si potranno presentare una volta che avrai deciso di chiudere definitivamente.

Il terzo è il passare all’azione mettendo in pratica tutto quello che è stato pianificato precedentemente.

Non c’è cambiamento senza azione”.

Chi è il lettore ideale del tuo libro e quale è il messaggio che hai voluto trasmettere?

“Non esiste un lettore ideale, il libro è dedicato a tutti. È un vademecum importante sia per chi ha subito una relazione tossica sia per chi ha vissuto uno stato di premorte e sia per chi è solo curioso di capire. Il messaggio che voglio trasmettere e che si può rinascere dalle ceneri più forti di prima ed io ne sono l’esempio. In maggioranza viene letto da donne in quanto hanno più coraggio nell’abbandonare l’orgoglio e accettare di essere state manipolate, ma ho ricevuto parecchi commenti positivi anche da uomini che l’hanno letto”.

Quali altri progetti hai in corso?

“Il progetto principale è quello di divulgare il più possibile i miei video ed eventi per aiutare le persone vittime di una relazione tossica e per evitare che quello che è successo a me accada ad altre persone, anche collaborando con associazioni che si occupano di argomenti che ruotano intorno alla manipolazione affettiva.

Il mio obiettivo è quello di poter introdurre questi argomenti anche nelle scuole perché il narcisismo e il bullismo non devono essere sottovalutati già a partire dalle scuole medie.

L’altro obiettivo è quello di far capire che l’ipnosi è una scienza e non un gioco da spettacolo. Sfatare alcune false credenze come quella di poter essere manipolati dato che sotto ipnosi nessuno può far fare all’altro ciò che non vuole fare, e far comprendere che l’ipnosi ti porta alla radice del problema per risolverlo ed elaborarlo.

Mi piacerebbe poter girare le piazze di Italia con un camper per diffondere queste informazioni e poter raggiungere più persone possibili. Per ora è nel cassetto, vedremo se ci sarà l’opportunità per realizzarlo”.

 

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