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Tom Cruise e il Vietnam: “Nato il 4 luglio”, il film che ha scosso l’America

LOS ANGELES – Non era mai stato così lontano dai suoi soliti ruoli patinati. Nel 1989, Tom Cruise sorprende pubblico e critica vestendo i panni di Ron Kovic in Nato il 4 luglio, film diretto da Oliver Stone e tratto dall’autobiografia dell’ex marine diventato simbolo del pacifismo americano. Un’opera intensa, dolorosa e politica che segna una svolta nella carriera dell’attore e una riflessione profonda sulla coscienza nazionale statunitense.

Kovic, nato il 4 luglio del 1946, cresce in un ambiente profondamente patriottico. Animato da ideali di gloria e sacrificio, si arruola volontario nei marines per combattere in Vietnam. L’esperienza al fronte si trasforma però in un incubo: una ferita lo costringe su una sedia a rotelle per il resto della vita, e al ritorno in patria trova solo disillusione, emarginazione e rabbia.

Oliver Stone, egli stesso veterano del Vietnam, racconta questa parabola personale con sguardo lucido e impietoso. Il regista mette in scena la distruzione di un mito: quello dell’eroe di guerra americano, celebrato in patria ma abbandonato nel momento del bisogno. Il film, secondo capitolo della “trilogia del Vietnam” iniziata con Platoon, scava nella carne viva della società americana degli anni ’70, smascherando ipocrisie e contraddizioni.

Tom Cruise offre una performance sorprendente, forse la più intensa della sua carriera. La sua trasformazione fisica e psicologica nei panni di Kovic è stata lodata ovunque: l’attore ricevette una nomination all’Oscar e vinse il Golden Globe come miglior attore. A premiarlo fu anche il pubblico, con un film che incassò oltre 160 milioni di dollari in tutto il mondo, confermando l’interesse crescente per le storie di guerra raccontate con onestà e dolore.

Nato il 4 luglio non è solo un film di denuncia. È anche una storia di rinascita: quella di un uomo che, perdendo tutto, riscopre se stesso attraverso l’impegno civile e il coraggio di dire “no”. Un racconto universale di dolore, responsabilità e redenzione.

A 35 anni dall’uscita, il messaggio resta attuale. In un mondo ancora segnato da conflitti, l’opera di Stone continua a far riflettere. E ci ricorda che dietro ogni divisa, ogni bandiera, c’è sempre una persona. Con la sua storia. Con le sue ferite.

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