In ricordo di Anna Magnani (Nannarella) nel 47° anniversario dalla scomparsa

L'imprenditore Gianluca Pietrucci: "emozione lavorare ogni giorno nella strada che ha fatto la storia della cinematografia italiana"

Roma – Come oggi il 26 settembre 1973 Anna Magnani ebbe a terminare la sua esistenza terrena.

Nannarella è stata una immensa attrice italiana. Considerata una delle maggiori interpreti femminili della storia, simbolo del cinema italiano, è altresì particolarmente conosciuta per essere stata, insieme con Alberto Sordi e Aldo Fabrizi, una delle figure preminenti della romanità cinematografica del XX secolo. 

Nacque nella sua Roma nel 1908, e morì all’età di 65 anni. Una carriera fatta di emozioni, di saper raccontare la Roma comune, nelle sue gioie e nei suoi dolori. Popolare, equilibrata, schietta il carattere della Magnani era tal quale a quello sulle scene.

Anna Magnani, di padre ignoto, era nata dalla diciottenne Marina, piccola sartina originaria di Fano, che si trasferì presto in Egitto lasciando la bambina alla propria madre. Da qui la leggenda, forse costruita da qualche press agentry, che fosse venuta al mondo in quella lontana terra africana. Voce smentita con forza da lei dopo che divenne regina incontrastata del neorealismo italiano.

Talento naturale ma non improvvisato, Anna aveva frequentato il liceo, studiato otto anni il pianoforte al conservatorio di Santa Cecilia e due anni alla Scuola d’Arte Drammatica “Eleonora Duse” sfociata poi nell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica intitolata oggi a Silvio d’Amico. Al saggio del secondo anno venne notata da Dario Niccodemi, l’autore italiano più rappresentato negli anni Venti, che le propose di entrare nella sua Compagnia per sei mesi alla paga giornaliera di 25 lire. Il repertorio era vario, composto da novità (fu il primo a rappresentare i Sei personaggi in cerca d’autore di Luigi Pirandello) e di esumazioni, molto presenti gli autori nazionali.

Così la ricorda l’imprenditore romano Gianluca Pietrucci titolare del Centro Auto Roma situato proprio in via Montecuccoli, laddove quella scena del film “Roma città aperta” fu destinata ad entrare indelebilmente nella storia. “Apprezzo molto la Magnani – afferma – e lavorare nella strada cult di questa nota pellicola cinematografica è un motivo di orgoglio. La Roma di un tempo raccontata con grande passione, nei suoi aspetti più duri e crudeli di una  guerra che sembrava non finire mai. Poi il tandem con il grande Aldo Fabrizi, un emozione risentire le loro voci di un tempo che continuano a vivere nonostante gli anni che li separano dalla scomparsa. Mio nonno materno Vito Sforza, era il meccanico di fiducia della Magnani. Come oggi – conclude Pietrucci – venne a mancare una icona della romanità autentica, ed oggi con grande ed immutato affetto ancora la ricordiamo”.

 

 

 

 

 

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