Carosello e poi a letto

Editoriale – L’appuntamento con “Carosello” segnava la conclusione tra il giorno e la notte. E per i bambini di quelle epoche il diktat genitoriale era perentorio: “carosello e poi a letto”. Quanti ricorderanno questa sentenza che di fatto e con disciplina poneva i giovani virgulti a riposo pronti per affrontare la scuola freschi e riposati.

Una proproga eccezionale in molte famiglie era concessa il giovedì per guardare “Rischiatutto” con Mike Bongiorno. Questo perchè la trasmissione di quiz era ritenuta particolarmente istruttiva per i bimbi.

Un altro mondo, un’altro contesto che inizia dal rapporto in famiglia: i genitori erano genitori ed i figli erano figli e obbedivano senza batter ciglio perchè era così. E non che ai figli di allora si volesse meno bene di adesso, ma era diverso il contesto di disciplina.

Carosello dunque e poi a letto. Un monito che ci riconduce in questi tristi giorni in cui la libertà è stata condizionata da un nemico invisibile giurato: il coronavirus Covid 19. Non piace a nessuno con qualche eccezione. Perchè quella che viviamo è una guerra diversa che ci obbliga a non uscire perchè il nostro respiro, il nostro viver quotidiano genera contagi e poi lo stato non riesce a curare tutti se tutti si ammalano.

Quindi alle 22 da domani 5 novembre 2020, data storica torna il coprifuoco.Omnes intra. Non sappiamo se sia giusto, ma anche il disappunto non favorisce una soluzione per lo meno immediata.

Il tormentone ansiogeno che ci ammorba ormai da mesi con morti, intubati, dati di contagio ci spegne quel sonno sereno e non ci fa certo ben sperare al futuro. Il diritto al lavoro è negato, il divario sociale è già visibile: basti vedere la leggerezza del Grande Fratello Vip dove tutto è come prima dell’epidemia, o dello schiaffo morale del Maurizio Costanzo Show che si presenta con un teatro pieno di gente seppure divisa dal plexigas. Nel mentre tutto è chiuso e tutto è fermo. Chi può e chi non può?

E dunque carosello e poi a letto.

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