Il vocabolario del terrore, ecco le parole che generano il lockdown della mente

Editoriale – Da ormai quasi un anno il popolo italiano ha udito e continua a udire determinati termini e parole, molte delle quali facenti parte del vocabolario della lingua italiana, altre importate dall’america, altre ancora prese dai tempi di guerra.

Un mix esplosivo di ansia e di terrore che viene somministrato quotidianamente e che sta generando depressioni ed effetti altamente negativi su tutte le generazioni.

Con alcune parole ci siamo entrati in confidenza, ci fanno paura e nello stesso tempo ci siamo ormai assuefatti a sentirle pronunciare tanto che ormai le tanto temute “allerte” meteo non ci fanno piu’ nè caldo nè freddo. Alcuni commentatori, rendono ancor più gravi queste parole per il tono allarmistico con il quale vengono proununciate ed incutono terrore, paura di un qualcosa che non si conosce, un nemico invisibile che non si può combattere se non con l’isolamento domiciliare e le chiusure delle attività commerciali e sospensione delle abitudini di vita. No a rapporti sociali, in pratica non si può fare nulla.

Contagi, mascherine, ffp2, ffp3, respirazione, ondata, fase 1, fase 2, isolamento, drive in , test rapidi, SarS-Cov2, vaccino, sperimentazione, letto, ospedali, collasso, preoccupazione, timore, allerta, collasso, emergenza, morti, deceduti, epidemia, terapia intensiva, intubati, emergenza, rischio, restrizioni, blocco, dipiciemme, sanzioni, controlli, multe, spostamenti, pandemia, cluster familiare, focolaio, quarantena, coprifuoco, divieto, restrizioni, cashback, superbonus, ristori, autocertificazione, distanziamento sociale, zona rossa, zona arancione, zona gialla, violazione, vaccino, obbligo, regole, lockdown, curva, dati, assembramenti, virus, infezioni, crisi…  e ce ne sarebbe ancora molto da citare.

Dopo un primo sbigottimento iniziale, in cui abbiamo perso praticamente tutte le nostre abitudini quotidiane, la somministrazione in dosi elevate dei termini della pandemia in corso ci ha contagiati nel nostro interiore spegnendo la fiamma di vita di tante generazioni. Con la sovrabbondanza di questi termini, il rischio che però ormai è una certezza, è il lockdown mentale che provoca questo tipo di comunicazione. Ansia, terrore, disorientamento, incertezza, senso di smarrimento. Immaginate le persone sole che da mesi e mesi aprono l’unico canale di svago: la tv e sono bersagliati nel cervello da tanta negatività e orrore di comunicazione.

Ma anche prima della pandemia dovevamo stare attenti, poichè non vi era certezza del nostro domani neanche allora. Il virus è una minaccia mondiale, una guerra vissuta non in trincea con le armi che dava anche valore ai soldati del popolo, e come tutte le battaglie per vincerle o per fronteggiarle ci vogliono i generali con gli attributi.

In questo momento storico rimpiangiamo i vecchi leader storici del pentapartito, e l’uomo al comando, solo ora inizia ad essere lievemente umano. Ebbene non lasciamoci mettere il cervello in lockdown, pensiamo, e ad azione facciamo corrispondere azione.

La consapevolezza del virus che esiste non deve farci perdere di vista che si sta comunque vivendo e che se vi sono contagi, c’è tanta tanta tanta gente che il covid non se l’è preso. Il problema non è tanto che alla politica stia a cuore la salute dei cittadini, quanto alla impossibilità dei sistemi sanitari di prestare soccorso ad una mole di casi che inesorabilmente si verificano con la quotidianità. Strano però che gli assembramenti Maradona non abbiano prodotto alcun focolaio degno di nota, non se ne è semplicemente parlato piu’. Ora però inizia il nuovo terrore natalizio: lockdown in Germania duro, poi New York, chiuso tutto… allora un modo c’è per difendersi dal terrore ansiogeno: spegnere la tv, o scegliere solo programmi rilassanti (quei pochi che si trovano) evitare di ascoltare terrorismo nelle ore serali perchè mal predispone il sonno. Ascoltiamo un pò di musica che è la vera terapia per l’anima, ed ogni giorno nuovo è un giorno da vivere, da apprezzare perchè parte del grande dono che è la vita.

 

 

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