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L’arte del possibile. Di Maio e Zingaretti verso l’alleanza di governo. Si temono pericolose reazioni rivoluzionarie

Roma – Superate le ostilità in un batter d’occhio nel pomeriggio l’incontro tra Di Maio e Zingaretti ha prodotto esiti positivi. Dunque fonti ufficiali sostengono che “non vi sia nessun ostacolo insormontabile”. E quindi il governo da gialloverde passa a giallorosso. Di Maio cambia partner dunque, nella logica del “cambiamento” tanto declamato.

Si apre dunque un nuovo scenario in Italia, che potrebbe apportare una tranquillità in chi vedeva nell’azione salviniana la possibilità di perdere la poltrona. Il confronto con gli elettori oggi conviene solo al centrodestra ed il ricorso alle elezioni, di norma come spiegato da Mattarella, va calendarizzato preferibilmente ogni cinque anni come disposto dalla legge. Se dunque esce una nuova maggioranza, tutto è nella norma, tutto secondo la legge.

Questo sicuramente sarà pur vero, ma il compromesso idilliaco tra forze che se ne sono dette e fatte di tutti i colori sembra veramente un paradosso. Il linguaggio di Zingaretti è anteguerra, degno della miglior tradizione ante prima Repubblica. Se la cava molto meglio Renzi. L’arte del possibile, mai dire mai. Questa è la politica del cambiamento. Per carità tutto secondo legge, ma questo nuovo governo darà tranquillità all’Italia e agli italiani?

Le reazioni sono pericolose rispetto a questo accordo che non nasce su un contratto di governo e non avallato da alcuna piattaforma Rousseau. Potrebbero verificarsi reazioni rivoluzionarie, contestazioni di piazza arrivando al parossismo. Orbene il PD come considerazione politica non fa altro che il suo mestiere, ossia trova l’occasione di riprendere il governo, cosa impensabile per le batoste incassate. Poi il M5S che pure ha incassato parecchie batoste, con questa circostanza resta incollato alla sedia. Le differenze tra i due possibili alleati, verranno presto alla luce. Ma fino ad allora il clima diventerà teso, con preoccupanti ripercussioni sulla tranquillità degli italiani. Ai posteri le ardue sentenze.

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