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Fioramonti, il Toninelli del Conte bis tra crocifissi e foto presidenziali nelle scuole

Roma – L’esordio del neoministro Lorenzo Fioramonti non è dei migliori. Segue la linea del precedente ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, in fondo sembrano essere l’uno il clone dell’altro, distinti solo nella capigliatura. Gli italiani, compresi quelli del Pd e del movimento cinque stelle si sono chiesto cosa possa averlo spinto ad esternare propositi di discorsi già fatti in passato, questo benedetto crocifisso nelle scuole, e con l’aggravante della foto del Presidente della Repubblica. In una scuola che cambia sempre di più nel peggio, non sotto il profilo della qualità formativa ma nel rapporto tra gli stessi studenti e l’istituzione scolastica medesima, i simboli rappresentano comunque dei valori cristiani nel caso del crocifisso e istituzionali nel caso della immagine presidenziale. Quindi molti studenti conoscono Mattarella proprio per la foto che è sempre lì negli studi dei Presidi e negli uffici pubblici. Al di là del gradimento sulla persona, che comunque ha dimostrato un certo equilibrio da sempre, la figura del Capo dello Stato serve a dare quell’imprimatur di onnipresenza quale figura garante della nostra martoriata Repubblica.

Parimenti il crocifisso non offende sicuramente nessuno. Si farebbe bene a riflettere di più su cosa rappresenti il crocifisso, analizzando seppur obiettivamente la storia, la cultura e la fede cristiana. Del resto gli studenti dovrebbero arricchire il proprio sapere, e non cancellare elementi che sono comunque fondanti nella nostra società. Probabilmente il neo ministro Fioramonti, il Toninelli del conte bis, avrà voluto essere attenzionato dai media nazionali e dalla politica in generale. Ci è sicuramente riuscito, un flop sotto il profilo dei contenuti espressi, sicuramente un successo perchè ovunque si parla di lui, che prima d’ora non era certo una figura di spicco o particolarmente nota ai mass media. Ci vuole sobrietà, seguire una linea come quella tracciata da Giuseppe Conte, che può piacere o no, ma bisogna riconoscergli comunque la politica del garbo e di uno stile educato poco comune al panorama italiano, pur nel contrasto talvolta acceso.

Fioramonti dunque è riuscito a salire sul palco, a farsi contestare. Ma credo fosse nel conto. Senza simili esternazioni nessuno si sarebbe accorto di lui? Dipende. La scuola italiana ha bisogno di tante riforme e di tante cose, che la storia dei simboli non regge, vuole solo distogliere l’attenzione sui problemi reali ed essere motivo di propaganda. Ai posteri l’ardua sentenza.

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