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Al Fatebenefratelli di Roma focus sulla chirurgia ricostruttiva del seno

L’iniziativa è stata organizzata in occasione del Bra Day, Giornata Internazionale per la consapevolezza sulla ricostruzione mammaria nel trattamento del tumore al seno

ROMA – “Se non ci fosse il cambiamento non ci sarebbero le farfalle”. E’ questo il titolo dell’iniziativa in corso oggi al Fatebenefratelli-Isola Tiberina a Roma organizzata in occasione del Bra Day, Giornata Internazionale per la consapevolezza sulla ricostruzione mammaria nel trattamento del tumore al seno. L’ospedale romano che ha attivato la Breast Unit, diretta da Patrizia Frittelli, ha voluto dedicare un’intera giornata all’evento, per sensibilizzare, informare e condividere con le donne le reali possibilità ricostruttive dopo una mastectomia per tumore. L’obiettivo è soprattutto ristabilire una propria immagine corporea ed un ritrovato benessere dopo la malattia. Proprio per questo slogan dell’evento è la nascita della farfalla per simboleggiare il recupero psico-fisico della paziente ottenuta anche grazie all’intervento ricostruttivo, fondamentale nel percorso terapeutico del tumore del seno. In questa giornata di approfondimento e di informazione sono stati molti i contributi di esperti in materia ricostruttiva.

Al tavolo dei relatori e con le pazienti che hanno popolato la sala verde Carlo Magliocca, chirurgo al Fatebenefratelli e Presidente della Società Italiana di Chirurgia Plastica (SICPRE). La giornata è stata divisa in due momenti: il primo dedicato all’approfondimento scientifico con il coinvolgimento di chirurghi plastici, senologi, psicologi, che hanno risposto ai dubbi delle pazienti. A rappresentare il ministero della Salute, Antonella Campanale che nella relazione ‘Bia-Alcl in Italia: aggiornamento e monitoraggio del ministero della Salute’ ha fatto chiarezza sulle tante notizie circolate in particolare nell’ultimo anno sul tema.

Nel corso dell’intervento Campanale ha ripercorso per tappe la storia delle protesi ‘attenzionate’. “Già nel 2011 l’Fda, l’autorità competente che vigila sui dispositivi medici in America, ha lanciato un’allerta perchè erano stati in quel periodo individuati i primi 60 casi di questa forma rarissima di linfoma – anaplastico a grandi cellule- che aveva delle caratteristiche particolari perchè si localizzava intorno alla protesi. Da qui la necessità di monitorare maggiormente questa patologia e in Italia alla fine del 2014 è nato un gruppo di esperti”.

“Dal 2017- ha continuato Campanale nella sua relazione- il ministero della salute è stato avviato uno studio retrospettivo su 22 casi. Un’ incidenza rara della malattia perchè si contano 2,8 pazienti su 100.000 impiantati. Il dato nazionale è in linea con quello dei paesi occidentali. Il tempo medio dell’insorgenza dei sintomi è a 7 anni mentre il tempo medio alla diagnosi è di circa 8 anni. Bisogna lavorare sulla sensibilizzazione ai medici e ai pazienti per azzerare l’anno che di media esiste dall’insorgenza del sintomo e la diagnosi del medico. Il sieroma, con alcune caratteristiche precise, è il sintomo più frequente di questa patologia ed è il sospetto che qualcosa non vada e che si debba andare dal medico precocemente”.

“Il dato positivo è che c’è una diagnosi favorevole perchè le 22 pazienti trattate, anche quelle colpite da una fase più avanzata della malattia, sono guarite. Certo è che il ritiro preventivo da parte della Francia di queste protesi testurizzate ha creato confusione. Ad oggi la posizione italiana, europea e del’FDA è la stessa. In risposta l’Italia e il Consiglio superiore di sanità sono arrivate alla conclusione che ‘non si ravvedono indicazioni per il ritiro commerciale di tutte le protesi testurizzate. Dal tavolo di lavoro permanente è stato stilato un PDTA uniforme su territorio nazionale per la diagnosi e la terapia di questa patologia. Il 25 marzo scorso, questo è l’ultimo step, è nato infatti il Registro nazionale delle protesi mammarie che è ad oggi in fase pilota. La registrazione su questa piattaforma già attiva è al momento su base volontaria. I medici devono andare ad inserire i dati delle pazienti che hanno protesi impiantate o espiantate. Il vantaggio è la rintracciabilità immediata del paziente che consentirà di effettuare studi epidemiologici e di avere dati clinici.

Nel nostro Paese dal 2010 a settembre 2019 sono stati diagnosticati 50 casi di BA ALCL (Linfoma anaplastico a grandi cellule). L’incidenza ogni anno dal 2015 al 2018 è costante e pari a 3 casi su 100mila pazienti ogni anno. E’ chiaro dunque che si tratta di una patologia rarissima. Il ministero sta finanziando un progetto di ricerca per capire se esistono fattori genetici o altri fattori predisponenti in pazienti con protesi a sviluppare nel tempo la patologia”.

Nel pomeriggio di questa giornata di incontro sarà possibile effettuare visite gratuite di chirurgia oncoricostruttiva per donne con storia di tumore o portatrici della mutazione BRCA1-2 e, parallelamente, verrà offerta la possibilità di partecipare a un laboratorio di bellezza per le donne in trattamento oncologico, in collaborazione con ‘La forza e il sorriso Onlus””. Nel Chiostro della fontana verrà inoltre, presentato il progetto fotografico “Rinascita”, che vedrà protagoniste le pazienti dell’Ospedale. (Michela Coluzzi – www.dire.it)

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