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L’emergenza in perpetua prorogatio

Editoriale – Eccole le città che piacciono allo stato. Deserte e senza cittadini che girano. Tutti dentro, sottomessi, ed in una comunità indirizzata ormai verso un baratro di povertà assoluta. Probabilmente il divario sociale,  voluto da una classe dirigente che si ergeva a voler difendere il popolo e che poi lo sta spremendo come un limone, è solo all’inizio.

Non possiamo immaginare che si tratti di inadeguatezza ma di una forma di potere coperto da una geopolitica e dalla tolleranza di comodo di chi dovrebbe esserne il garante e che invece non si trova nemmeno con le migliori indagini di Chi l’ha visto. Una situazione senza precedenti, in cui il popolo è vittima di se stesso alle prese con le telenovele pomeridiane e con le accese discussioni nei bar, a debita distanza e con la museruola di Stato. Purchè però si parli. All’azione scellerata di una prorogatio perpetua dell’emergenza non vi è reazione alcuna del popolo, ormai prono e supino e pronto a subire altri lockdown e privazioni della libertà che non hanno precedenti in Italia.

Ebbene il Coronavirus benedetto per molti ha generato un nuovo stato che non è repubblicano ma che vede un uomo solo al comando, come ai tempi della contestata benedettanima.

Un regime che sfacciatamente prosegue nella sua corsa. Cosa ci si deve aspettare? Nuovi bollettini d’autunno in cui influenze e raffreddori saranno inseriti nei dati, e a chi andrà in farmacia a comprare Rinazina sarà smascherato, tamponato e recluso per sospetta infezione da Covid 19. Una scusa bella e buona, con la speranza che ritorni e che il popolo possa essere loculizzato a dovere. Tanto non reagisce. Quindi la colpa non è di chi commette soprusi ma di chi li subisce e li consente. Quindi inutile lamentarsi. Quando però staccheranno la corrente ai poltroni del divano improduttivi e silenti, allora sì che il popolo ridotto alla fame, serrande sempre più chiuse, affitti non pagati, cause civili che proliferanno ma con clienti che non sapendo come pagare gli avvocati dovranno rinunciare alla costosa giustizia, quindi tacere ed attendere. Cosa?

Che arrivi sorella morte a mettere fine alle pene terrene, a questo girone dantesco in cui un sistema occulto e violento a livello psicologico ci ha catapultati. E dunque che accadrà in autunno? Un ministro sembra levare una flebile voce dal coro e dice: attenzione alle sommosse. Il numero dei rivoltosi potrebbe essere superiore al numero delle forze dell’ordine in azione. E se capiterà che una pattuglia di uomini del popolo venga assaltata da un branco di manigoldi, allora sarà l’inizio della vera rivoluzione, che tocca però sempre agli uomini di strada. Al capo supremo, il Re in perpetua prorogatio con un ruolo scippato alla democrazia, resterà anch’egli indenne perchè potrà beneficiare dello stesso privilegio del Re Giorgio: la vita in perpetua prorogatio. Senza morire mai.

Ai posteri le ardue sentenze.

Daniele Imperiale

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