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Chirurgia estetica, l’esperto: “Intervento solo quando ci sono reali inestetismi”

ROMA –  La notizia della donna campana di 37 anni, morta dopo tre interventi di chirurgia estetica effettuati contestualmente – una rinoplastica, una liposuzione e una mastoplastica additiva – è rimbalzata ovunque sulla stampa e sul web. Partendo dal caso di cronaca l’agenzia Dire ha affrontato il tema della chirurgia estetica con il professor Emanuele Bartoletti, chirurgo plastico.

“La morte è un evento tragico che può arrivare in qualsiasi momento della vita, puoi addormentarti e non svegliarti non per questo non bisogna vivere più. Alla luce di questa vicenda- ha chiarito il chirurgo plastico- non bisogna temere l’atto chirurgico in se e per sé. Sulla prestigiosa rivista ‘Lancet’ del 2012 uno studio ha evidenziato come la percentuale di morti per tutte le chirurgie si attestava al 4% in Europa, ma le morti per chirurgia estetica ricoprono una percentuale molto bassa. Se pensiamo a tutti i volumi di operazioni per chirurgia estetica le morti sono bassissime e, incredibilmente, sono tutte riportate dalla stampa: forse c’è maggior rischio di morire in aereo. Voglio dire che questa vicenda, pur essendo molto dolorosa, non deve far puntare l’indice accusatorio sulla chirurgia plastica. Forse c’è una esagerazione mediatica proprio perché si è trattato di un atto di chirurgia estetica. In ogni caso la magistratura farà luce sulla vicenda dopo l’autopsia”.

Sui tre interventi eseguiti in un medesimo tempo operatorio l’esperto ha chiarito: “Il problema non credo sussista nell’aver effettuato i tre interventi contestualmente, poiché se il paziente sta bene, è stata studiata e possiede tutte le analisi a posto con un buon livello di emoglobina, possono essere fatti insieme. Tre interventi eseguiti a distanza, l’uno dopo l’altro, avrebbero comportato peraltro un uso più massiccio di anestesia. Il problema piuttosto è il sanguinamento che deriva da una operazione chirurgica. Nella rinoplastica e mastoplastica non c’è molta perdita di sangue, mentre nel caso della lipoaspirazione maggiore è la quantità di tessuto adiposo da aspirare, più sangue si perde. Il fatto che le operazioni siano state condotte da un’ equipe medica composta da 4 chirurghi mi induce a pensare che insieme i professionisti abbiano convenuto che l’indicazione ci fosse e abbiano cercato di ottimizzare i tempi intervenendo contemporaneamente, in più le operazioni sono state effettuate in una casa di cura, quindi in un ambiente idoneo e protetto. Credo che i presupposti affinché tutto andasse bene ci fossero”.

Bartoletti si è espresso anche sulle motivazioni che possono portare una donna o un uomo a scegliere un intervento di chirurgia estetica, per lui “l’approccio deve essere conservativo. I pazienti vanno operati quando è necessario”, ha detto. “Se una paziente- ha spiegato il professor Bartoletti per semplificare- vuole passare da una terza ad una quinta di reggiseno o volesse correggere un naso senza evidenti deformità, potrebbe soffrire di un’alterata percezione di sé. Qualora esistano reali inestetismi mal accettati, l’indicazione all’intervento c’è. Questo accade quando si riscontra ad esempio una piramide nasale deformata, un seno piccolo e inesistente o sono presenti delle adiposità localizzate in eccesso”.

– Ma oggi cosa chiedono le donne in particolare, magari mostrando ‘la foto di qualche modella’, e quando il chirurgo deve dire no alle richieste?

“Il mio atteggiamento- ha continuato l’esperto- sin da quando iniziato questo mestiere è stato sempre quello di scoraggiare i pazienti che non possedevano le indicazioni necessarie a quel preciso intervento. Se poi qualcuno arriva da me con una foto parte male. Molto probabilmente il paziente è affetto da dismorfofobia e non va operato. Va fatto capire ai pazienti che noi chirurghi possiamo migliorarli ma non stravolgerli”.

Ha aggiunto il professore: “La medicina estetica come la chirurgia estetica si pongono l’obiettivo di far portare bene ai pazienti la loro età biologica. Risultati diversi da questo sono solo patetici. Perciò i pazienti devono fidarsi di quello che dicono i medici. Ad ognuno il suo mestiere”.

– E qual è il rapporto delle donne in particolare con l’invecchiamento? Molti haters sui social hanno ‘preso di mira’ la bellissima Julia Roberts perché secondo loro sta invecchiando male solo perché non si sottopone ai cosiddetti ‘ritocchini’. Qualcosa del genere è accaduto per la nota attrice Monica Bellucci. Come trovare secondo lei l’equilibrio nella società di oggi?

“Sia l’attrice Julia Roberts che Monica Bellucci sono donne ancora oggi indiscutibilmente bellissime. Invecchiare fa parte della vita. L’obiettivo è invecchiare bene. Se ho un volto pieno di macchie a 40 anni- ha sottolineato il chirurgo- non va bene. Devo dimostrare bene i miei 40 anni e attuare tutti quegli atteggiamenti virtuosi che consentono di mantenere sana la pelle come: applicare il filtro solare, utilizzare creme indicate al proprio tipo di pelle prescritte da un medico estetico dopo un check up cutaneo, usare cosmeceutici a casa a base di acido ialuronico e acido glicolico che ‘riportano indietro’ i danni cellulari. L’obiettivo, quello del medico estetico in particolare ma per certi versi anche quello del chirurgo plastico, deve essere quello di far apparire i pazienti curati. Cioè queste donne e questi uomini devono portare bene e in salute la propria età a tutte le età”. E un ultimo consiglio: “Evitare dimagrimenti e ingrassamenti, no a stili di vita scorretti ed evitare di avere una pelle spenta e trascurata. Bisogna possedere perciò un aspetto sano nel proprio range di età”, ha concluso Bartoletti. (www.dire.it)

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