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La forza delle donne e il potere della condivisione: intervista a Loredana Crupi sul romanzo d’esordio “Se solo…”

Se solo… è la narrazione in prima persona del viaggio emozionale dall’infanzia ad oggi delle protagoniste. Alev e Hande a causa di eventi tragici perderanno il loro equilibrio e la fiducia in se stesse. La loro amicizia e l’amore daranno loro nuovamente il coraggio di sfidare i pripri “se solo”. Riconquisteranno la felicità perduta e realizzeranno i propri sogni. Storie di donne che si intersecano tra loro toccando temi molto delicati come l’elaborazione del lutto, le pari opportunità e la violenza di genere.

Loredana Crupi è nata a Milano nel 1970. Ha pubblicato la sua prima silloge di poesie intitolata Le sfumature dell’amore all’interno di una nuova collana riservata a poeti emergenti ‘Luci sparse’ ( ottobre 2022 –Casa Editrice Pagine S.r.l.). Se solo… (Gruppo Albatros Il Filo; 2° edizione, 2022) è il suo primo romanzo. 

Oggi incontriamo la scrittrice Loredana Crupi e scopriremo moltissimi aspetti inediti della sua attività di scrittura e del suo impegno per il sociale fra cui il progetto @le.farfalle.di.demet.

Ciao Loredana e grazie per essere con noi oggi. Sei una scrittrice poliedrica dalle mille sfaccettature: cosa significa per te la scrittura?

“Scrivere mi consente di alienarmi. Mi connetto in un mondo parallelo, in cui riesco a valorizzare il mio spirito creativo. Quando scrivo mi immergo completamente nel testo. Mi immedesimo nella situazione e rivivo quello stato d’animo, quella emozione. È frequente che, durante la stesura di una poesia, di un racconto o semplicemente di un pensiero, io mi ritrovi in lacrime o euforica. Scrivere per me è sicuramente terapeutico… il mio cuore si alleggerisce. Ho maturato questa consapevolezza solo recentemente, grazie alla stesura del mio romanzo. Ho sempre amato scrivere, ma ho sempre creduto che fosse un hobby, come molte altre coetanee, su cui non puntare”.

Come si è evoluta l’idea di scrivere il tuo primo romanzo?

“Negli anni, gli impegni familiari e lavorativi hanno assorbito le mie energie, il mio tempo. Ho vissuto anni a ‘fare cose’ con l’illusione di poter raggiungere un ruolo importante in ufficio, di affermarmi nella società, risolvendo così le mie difficolta economiche. La quarantena per Covid mi ha paradossalmente aperto gli occhi. Ho finalmente guardato la mia vita sotto una prospettiva diversa. Ho così realizzato che inseguendo l’impossibile, ho perso dei treni importanti.

La vita è un dono unico e prezioso. Lottare pertanto in ciò in cui crediamo ne assegna un valore, uno scopo e colma quel senso di vuoto che spesso mi induceva a isolarmi, a farmi sentire un fallimento come madre (poco presente), come figlia (in continuo contrasto con i pensieri dei miei genitori), come compagna (troppo indipendente).

Ho iniziato a scrivere Se solo… per evadere da un periodo particolarmente difficile: la malattia di mio padre. Gli avevano diagnosticato un tumore all’ultimo stadio, e avendo una madre disabile, ho dovuto occuparmi di tutto io. Molti dei capitoli di Se solo… li ho scritti sul cellulare, nelle sale d’attesa dell’ospedale”.

Il valore della condivisione è fondamentale, proprio come traspare dalla storia della tua narrazione. In quest’ottica ti va di parlarci anche del tuo progetto @le.farfalle.di.demet?

“Durante la pandemia, reclusa in quattro mura, in cassa integrazione, ho aperto un profilo social e mi sono aggregata a un fan club di fiction turche. Interagendo con le altre fan ho conosciuto persone speciali con un grande cuore. Ognuna di loro aveva una storia importante alle spalle. Ho così realizzato come postando un saluto al mattino, o pubblicando una canzone alla sera per la buonanotte, potesse essere di conforto a molte persone sole, o che vivevano un momento difficile. Inizialmente erano solo un nickname, nei mesi sono diventate delle vere amiche di penna. Mi hanno fatto ricredere sul valore dell’amicizia e sono state la dimostrazione che la coalizione tra donne non è solo utopia.

Ho creato così un piccolo gruppo Whatsapp, e poco dopo, una pagina di Instagram dal nome @le.farfalle.di.demet, che gestisco con altre due amministratrici Rossella e Barbara. Una pagina che si differenzia dalle altre perché a nome della nostra beniamina, Demet Ozdemir, ci occupiamo di donazioni. Ogni trimestre, ci occupiamo di un progetto diverso, raccogliamo quote e il ricavato è interamente devoluto all’associazione del momento. Sono per la maggioranza Fondazioni Onlus che accolgono e supportano donne vittime di violenza, bambini con fragilità. Lo scorso inverno, per esempio, abbiamo aiutato una parrocchia di un quartiere romano, frequentata da un membro del nostro gruppo, che accoglieva donne e bambini rifugiati dell’Ucraina”.

Quale relazione ha il romanzo con il progetto?

Se solo… è parte integrante di questi progetti. Ad ogni donazione, organizzo delle riffe in diretta, e i donatori hanno la possibilità di ricevere dei premi tra cui una copia cartacea del romanzo in omaggio, una tazza personalizzata con una opera contenuta nel libro stesso, oppure un vassoio di pasticceria secca preparata dal nostro chef del gruppo, Rosangela; o da silloge di poetesse, che fanno parte anch’esse del nostro gruppo.

Nel gruppo si ribadisce spesso l’importanza della coesione e del tendere la mano; quindi, quando ho ricevuto la proposta dalla Casa Editrice ho ritenuto coerente di condividere il mio sogno, con altre artiste emergenti, chiedendo la loro collaborazione. Enza Mineo, Francesca Panaro, Laura Vitulli, Rosa Balzano, Ester Nocera, Martina Stella Madio, Martina Eliseo hanno realizzato delle opere e scritto delle poesie ‘a pennello’ per alcuni capitoli del libro”.

Raccontaci come hai scelto la cover e chi l’ha realizzata

“La cover di Se solo… è stata realizzata da una giovane artista emergente: Ester Nocera. Le avevo richiesto, tra le altre opere incluse nel romanzo, il disegno di una bambina sul ponte che toccava una farfalla in volo, per includerla nell’ultimo capitolo “Battito d’ali”. Quando ho ricevuto la sua opera ho capito immediatamente che non potevo inserirla all’interno del manoscritto. Mi aveva emozionato così tanto che d’acchito le ho inviato un sms con scritto: “grazie per aver realizzato la copertina del mio romanzo!”.

Ester mi ha subito richiamato. Era emozionatissima anche lei. Dopo mesi, ha scoperto, guardando delle vecchie foto con sua mamma, di aver disegnato se stessa! Ha ritrovato infatti una sua foto di quando aveva cinque anni, identica all’immagine raffigurata per Se solo…Inconsciamente si era ispirata a sé stessa”.

Il libro parla di fatti autobiografici molto intimi: perché hai deciso di raccontarli?

“Quando ero un adolescente confidavo qualsiasi cosa mi accadesse al mio amico immaginario: il mio diario segreto. Un giorno scoprì che mia madre lo leggeva di nascosto. Fu un trauma per me. Mi sono sentita violata. Ho sempre avuto un rapporto conflittuale con lei. Aver saputo che ogni mio sentimento, pensiero era di dominio pubblico mi ha bloccato. Ho smesso di scrivere fatti autobiografici. Nella realtà, questa scelta mi ha danneggiato perché scrivere mi consentiva di rielaborare il mio vissuto.

Includere nella trama del libro eventi autobiografici è avvenuto spontaneamente. Non stillo scalette, la trama si è configurata nella mia testa sin dal primo capitolo. Non ho seguito nemmeno un ordine logico nella stesura. Tanto è vero che uno dei primi capitoli che ho scritto è stato proprio quello finale; e le ultime pagine che ho scritto sono state quelle in cui descrivevo lo stupro”.

È stato difficile elaborare e mettere per iscritto quei tuoi ricordi dolorosi?

Si! Leggendo quella parte del romanzo lo si percepisce. Continuavo a rinviare il momento. Finché una mattina mi sono svegliata all’alba e, tremando con le lacrime agli occhi, l’ho scritto di getto. In ogni personaggio di Se solo… ho rivissuto una mia esperienza, un mio stato d’animo, tant’è vero che ho pianto moltissimo durante la stesura, e tutt’ora nel rileggerlo vivo emozioni contrastanti.

Come molte coetanee, ho affrontato molte difficoltà e nelle pieghe della anima nascondo ancora oggi dolorose cicatrici del mio passato: un divorzio difficile, l’allontanamento di mio figlio, un rapporto conflittuale con mia madre, la malattia, la perdita di mio padre, la violenza di un compagno, gli abusi di un infermiere durante una mia degenza, la delusione di una amicizia, la perdita del lavoro.

Con la maturità ho compreso che condividere le proprie esperienze sia di aiuto al lettore. Io, nell’affrontare il dolore, mi sono sentita sempre sola. Ho svoltato pagina quando una collega si è resa conto che subivo violenza e mi ha teso la mano (ecco perché l’hashtag #nonseisola). Una mano che mi ha salvato e mi ha fatto rinascere. Con Se solo… vorrei restituire il gesto, tendendo la mano, magari, ad una lettrice che si trova in difficoltà”.

Le voci narranti spesso sono diverse e si alternano, in alcuni punti affidi la storia alle pagine di un diario. Ti va di spiegare il perché di questa scelta narrativa?

“Nella stesura di Se solo… non c’è una strategia. Scrivere in prima persona mi è congeniale. Io stessa prediligo i libri scritti in prima persona perché mi è più semplice immedesimarmi in quel personaggio.

Se solo… vuole essere un viaggio emozionale dei personaggi protagonisti e collaterali. Ogni evento ha la sua importanza e si interseca con la storia degli altri personaggi. È come nella vita reale, ognuno di noi vive le proprie esperienze e, in base al proprio carattere e alla propria reazione, agisce in modo differente con le persone che fanno parte della nostra vita. Confidare le proprie angosce e gioie in una pagina del diario mi ha permesso di sviscerare i sentimenti di una adolescente che viene abbandonata dal suo fidanzato, e di una madre che cerca il senso della propria vita, dopo aver perso sua figlia”.

Per i tuoi personaggi il pontile rappresenta il luogo dei ricordi, della riflessione e della condivisione: hai anche tu un luogo del cuore nel quale ti senti al sicuro?

“Il pontile rappresenta il nostro posto del cuore, ed è una costante in tutto il racconto. Il mio posto del cuore è in riva al mare. Il profumo del mare, le onde che si infrangono sugli scogli, e la sensazione di infinito quando rivolgo lo sguardo all’orizzonte sono come una carezza al mio cuore. Quando risiedo nella casa al mare mi rigenero, ma abito a Milano e quindi trovo rifugio in un parco vicino alla mia residenza. È una riserva naturale, con sette cave e tantissimi animali. Nella cava principale c’è un pontile di legno: appena ho tempo, mi porto un plaid, mi accomodo all’ombra di grande quercia, e scrivo o leggo.

Nell’ultimo anno, ho voluto condividere il mio posto con mio padre. Fino a quando lui è stato in grado di camminare, ci ho portato anche mio papà. Riservo nel mio cuore bellissimi ricordi con lui. Anche per i personaggi di Se solo… il pontile è importantissimo. E’ il luogo di ritrovo, riunione, dove avvengono tutti gli eventi positivi.

Nel corso della lettura si impara a amare e apprezzare la vita, a avere fiducia in essa anche nei momenti più travagliati: che ruolo hanno la famiglia, l’amore e l’amicizia nel percorso di rinascita dei tuoi personaggi?

“Una lettrice, cogliendo l’essenza del racconto, ha recensito Se solo… definendolo ‘il dolore vestito di speranza’. Non amo il vittimismo perché parto dal presupposto che quando sto male, in questo mondo, ci sarà sempre qualcun altro con un dolore più straziante del mio. Diversi Bookinstragrammer, riferendosi al mio libro, enfatizzano esclusivamente il tema della violenza e della perdita, in realtà il mio romanzo è soprattutto un libro di amore e speranza. Questa domanda, dunque, mi fa estremo piacere e ti ringrazio per avermela posta.

Io credo che scrivere, pubblicare abbia anche la missione di incoraggiare chi soffre, che è solo, chi è senza soluzione. Io ho affrontato tanti problemi ma grazie agli affetti e al mio amore per la vita, ho sempre ritrovato in me stessa l’energia per riemergere. Ho trovato il coraggio al cambiamento.

In questi ultimi anni ho rivalutato l’importanza delle amiche di penna, e questo libro è un omaggio proprio a loro! L’amicizia, la coalizione tra donne, i valori acquisiti in famiglia, la forza che infonde l’amore, e non solo per il proprio partner, ma anche per gli animali, i parenti per l’appunto, le proprie passioni e la propria professione sono le basi per ricordarci che la vita ci sorprende ogni giorno in positivo ma soprattutto in negativo, ed è meravigliosa proprio per questo! La vita ci insegna, ci plasma e dobbiamo rispettarla.

“Se solo…” è un’espressione che usiamo tutti i giorni, spesso rimpiangendo fatti che avremmo voluto andassero diversamente. Quale è il messaggio del tuo romanzo a riguardo?

“In Se solo… sono racchiusi i nostri rimpianti, tutti i treni che abbiamo perso con la convinzione che passano una sola volta nella vita. Ogni giorno è una sfida diversa, una scelta, un cambiamento. Se solo… grazie alla storia di Alev, Hande e Gunes ci insegna di rivolgere il proprio sguardo al di là delle nostre paure, dei nostri fantasmi, dei nostri rimorsi. Anche trovare il coraggio di chiedere aiuto e farsi aiutare è una conquista! Ciò che è accaduto non si può cancellare.

Quando perdiamo una persona cara, non possiamo riaverla in vita ma possiamo continuare a ‘ viverla’ nel nostro cuore, nei nostri ricordi , nelle nostre buone azioni. Come fa ad esempio Gunes. Rimasta sola decide di aprire il Centro #NONSEISOLA. Era un progetto che aveva studiato proprio con il suo amore Ibrahim. Oppure la nostra Hande, che a seguito dell’incesto, giorno dopo giorno si ‘ innamora’ perdutamente della figlia che porta in grembo. Il tempo le ha fatto comprendere che un figlio concepito con violenza, non ha colpa, ha solo bisogno di tanto, tanto amore”.

Hai saputo trasmettere l’importanza del coraggio e della determinazione nel realizzare i propri sogni: quale è la tua idea di felicità?

“Parlare di felicità mi fa paura. E’ un emozione così fugace che solo nominandola temo che possa sfuggirmi tra le dita. Si insegue così tanto la felicità che spesso ci sconnettiamo con la realtà, e rischiamo di non cogliere quell’attimo prezioso. Io, infatti, non parlerei di felicità, mi accontenterei di essere serena, di non avere preoccupazioni, di essere in salute.

Per chi mi legge in questo momento, potrei apparire esagerata, ma pubblicare Se solo… ha richiesto molte energie, ero anche sul punto in cui stavo per abbandonare il progetto. Tutto mi veniva contro. Se non ho mollato devo ringraziare mio padre e le mie Farfalle che mi hanno sempre sostenuto. Mio padre perché nei suoi ultimi giorni di vita, mi ha fatto promettere che avrei pubblicato il libro. Glielo avevo letto durante la stesura e gli piaceva moltissimo.

Le mie Farfalle perché nel periodo di difficoltà mi hanno dimostrato che la nostra coalizione e il nostro affetto è reale, e non solo sulla carta. Vi lascio dunque immaginare la mia emozione quando è arrivato il corriere a casa e mi ha consegnato la prima copia cartacea di Se solo… La felicità è una conquista”.

Perché i lettori dovrebbero acquistare il tuo libro?

“Se solo… non è solo un romanzo, è una esperienza editoriale di condivisione. Nelle pagine ‘conclusione’ e ‘ringraziamenti’ è ben espresso questo concetto, e magari, dopo aver letto il testo, alcune lettrici potrebbero unirsi al mio gruppo Le Farfalle di Demet.

Inoltre, la trama è molto commovente e coinvolgente. All’interno vi sono diverse poesie, opere d’arte e testi di canzoni. L’intento è quello di emozionare il lettore con tutti i cinque sensi. Se fosse stato possibile, mi sarebbe piaciuto che voltando pagina il lettore potesse ascoltare la musica delle canzoni citate, o che raggiunto il primo rigo di una poesia, si sentisse una voce che interpretasse con intensità quei versi. È un libro che può leggere chiunque, soprattutto chi non ama leggere. Mi piacerebbe poter ispirare in queste persone la passione per i romanzi, per le poesie, per l’arte in genere”.

Hai altri scritti in progetto?

“Ho molti progetti in mente. Devo solo trovare la modalità di incastrare al meglio risorse, tempo e idee.

Dopo l’uscita di Se solo…, una mia poesia è arrivata in finale ad un concorso sul web. Con l’Epifania si è concluso con successo #donaunsorriso a favore dell’Associazione Familiare Genitore Fondazione Don Gnocchi. Il prossimo che si realizzerà, sarà nel mese di marzo, e considerando la Festa della Donna, sarà riservato sicuramente a qualche associazione che supporta e accoglie donne e bambini vittime di violenza. Una mia poesia è stata selezionata dall’amministratore del movimento poetico Artecentrismo, di cui sono membro, e sarà pubblicata a breve in una nuova Collana.

Infine, ma non meno importante, su richiesta di alcune lettrici, ho iniziato a scrivere il sequel di Se solo… Ho già le idee molto chiare in merito alla trama. Sarà anche in questo caso un progetto editoriale inclusivo e al femminile, ma in modo diverso. Il resto ovviamente è TOP SCRET e lo rivelerò solo quando sarà pubblicato”.

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