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“Non è mai troppo tardi” di Lucia Massaglia: nella crisi di coppia si vince solo insieme

"Man mano che parlavano, però, le loro voci si erano fatte più cupe, il sorriso aveva abbandonato i loro visi e la scintilla negli occhi era sparita, per lasciare lo spazio a un velo di malinconia misto a rancore".

Nella città di Vinci vivono Carola e Ludovico, di 57 e 63 anni. Amministratore delegato di una nota azienda fiorentina lei e imprenditore edile lui. Sono sposati da 34 anni e la loro relazione non è di certo delle più semplici. Nell’arco degli anni infatti hanno affrontato un sacco di sfide che, mano mano che gli anni passavano, hanno corroso sempre più il loro rapporto fino a farli arrivare ad un bivio. Si sono ritrovati a decidere tra salvare la loro relazione e affrontare i loro problemi o lasciarsi. Intrapresa la strada della terapia come ultimatum, si ritrovano a ripercorrere a ritroso la storia del loro matrimonio e così si alternano flashback in cui ripensano a quando si sono conosciuti, al matrimonio, i figli. Arrivano anche a snocciolare i fatti più tragici della loro storia: la perdita di un loro amico, l’alcolismo di Ludovico. Il tutto condito da un’evoluzione inaspettata, in meglio, del loro rapporto. La terapia sembra funzionare, stanno andando molto più d’accordo, fino a che un ammiratore misterioso decide si confessare il proprio amore a Carola. Questo potrebbe vanificare tutto il percorso fatto in quei mesi, mettendo in crisi l’amore di Carola per il marito.

Lucia Massaglia, classe 1990 si è laureata nel 2015 in Scienze Umanistiche all’Università di Firenze. Da sempre amante dei libri, sin da piccola la lettura è stata la sua isola felice. Negli anni ha coltivato varie passioni tra cui la viticoltura e l’enologia tanto da iscriversi di nuovo all’Università. Tra libri, università e famiglia la passione per la scrittura non l’ha mai abbandonata ed è così che ha pubblicato il suo primo romanzo Non è mai troppo tardi (Pav Edizioni, 2022).

In questo libro l’autrice si misura con un tema complesso, quello della crisi matrimoniale, con forte realismo, uno stile riflessivo e la giusta dose di leggerezza, facendo sì che la lettura risulti sempre piacevole e coinvolgente. Non è mai troppo tardi affronta tematiche attuali e fa riflettere sull’importanza del dialogo, della comunicazione, del confronto reciproco, e infine la voglia di non mollare che deve sempre alimentare il percorso di coppia.

La scrittrice con grande capacità narrativa, e attraverso flashback ben costruiti, ha ripercorso la relazione di Carola e Ludovico senza mai schierarsi né giudicare, lasciando al lettore la possibilità di confrontarsi direttamente con la vicenda, le emozioni e le “ragioni” profonde che animano le scelte dei protagonisti. I coniugi lungo il corso della storia impareranno a comprendersi, a riconsiderare le scelte passate, provando a dare nuova luce ai propri sentimenti.

Oggi incontriamo la scrittrice Lucia Massaglia per conoscere il suo romanzo Non è mai troppo tardi e scoprire alcune curiosità interessanti della sua scrittura.

Ciao Lucia e benvenuta. Non è mai troppo tardi è il tuo primissimo libro, ti va di condividere con noi l’emozione e qualche curiosità sulla sua pubblicazione?

“A questo romanzo ho lavorato per tanto tempo. Non ero mai totalmente sicura. In realtà avevo sempre scritto per me, non avevo mai fatto leggere qualcosa di mio a nessuno. Per tanto tempo ho cercato di “sotterrare” la voce che mi diceva di provarci perché avevo paura. Non tanto paura di un giudizio – perché è giusto che ci sia, altrimenti non si crescerebbe mai e non si riuscirebbe a capire cosa dobbiamo migliorare – quanto di espormi come persona. Una mattina, però, mi sono svegliata – dopo aver parlato con le persone a me più vicine- e mi sono convinta di provare. Ho iniziato a leggere sugli argomenti che avevo già iniziato a trattare per essere sicura e poi è nato tutto da sé. La trama, la creazione dei personaggi (che è la mia preferita).

Quando tutto mi sembrava quasi perfetto, ho iniziato ad inviare il manoscritto. Sono state settimane di totale ansia ed impazienza. Vorresti ti rispondessero subito, anche se in cuor tuo sai che non sei l’unico. Un pomeriggio poi, stavo giocando con i miei bimbi e sento vibrare il telefono, avevo visto che era un’e-mail e credendo fosse l’ennesima pubblicità neanche avevo controllato. Qualche ora dopo guardai e nello stesso giorno due case editrici (seppur piccole) mi aveva risposto positivamente proponendomi un contratto. A marzo 2022 aver visto i frutti di tutto quel lavoro è stato a dir poco emozionante. Le sensazioni provate mi hanno fatto capire cosa vermamente volevo fare “da grande” e da lì è cominciato anche un percorso di perfezionamente a livello di scrittura e stesura”.

Sono presenti degli elementi biografici?

“Qualcosa sì. Credo che venga naturale a quasi tutti gli scrittori mettere qualcosa di sé all’interno dei propri scritti. Quello che plasma uno scrittore sono, in parte le esperienze, le emozioni vissute che siano legate a attimi di felicità o meno”.

Hai detto di aver scelto l’immagine di copertina con cura e molta convinzione: ci racconti il motivo e il suo significato?

“Cercavo un’immagine che rappresentasse il romanzo. La copertina è il primo biglietto da visita di un libro e volevo qualcosa che, a conclusione, facesse dire “adesso capisco”. Il mio romanzo parla sì d’amore, ma è una visione dell’amore per certi versi “realista”, una storia che non è solo rose e fiori. Volevo far passare il messaggio che, in alcuni casi, le crepe fanno entrare e uscire molta più luce. Non bisogna solo vederle in modo negativo”.

Perché hai voluto affrontare il tema della crisi matrimoniale?

“Credo che sia una tematica ormai divenuta attuale. Un tempo le crisi matrimoniali erano viste quasi come un tabù mentre adesso sono molto frequenti e naturali all’interno di una relazione di coppia. È difficile non dire almeno una volta “Basta, ma chi me l’ha fatto fare?”. In questo romanzo ho voluto mettere in tavola alcune delle motivazioni che possono esserci all’interno di una crisi di coppia ma, allo stesso tempo, una possibile soluzione come quella psicoterapia. Non sempre fa miracoli, ma è pur sempre un modo per guardarsi dentro sia come persona che come coppia per provare a uscirne più forti di prima”.

A quale dei due coniugi ti senti emotivamente più vicina e perché?

“Tra i due probabilmente più a Carola. Siamo molto simili per certi versi: entrambe ambiziose, entrambe lottiamo per tenere stretto a noi quello che amiamo ma, allo stesso tempo, entrambe abbiamo una fragilità interiore con cui spesso dobbiamo fare i conti”.

Il tuo libro pone al centro una questione che interessa molto al mondo femminile, ovvero l’indipendenza e le molteplici difficoltà che si prospettano a una “donna in carriera”. Come hai affrontato questo argomento?

“Ho voluto inserire l’elemento della “donna in carriera” perché è un’argomento che mi sta molto a cuore. È purtroppo un dato di fatto che per le donne sia più complicato avere una carriera se parallelamente vuole avere una famiglia e dei figli. Come allo stesso tempo siamo “messe da parte” sotto altri aspetti. Il romanzo “Invisibili”di Caroline Criado Perez mi ha ispirata molto. Carola nel mio romanzo c’è riuscita anche se con qualche “intoppo”, il marito infatti le rinfaccia per certi versi questo suo essere così ambiziosa.

Essendo lei però molto determinata e, nonostante tutto, innamorata del marito ha voluto proporre il percorso della terapia proprio per non rinunciare a lui e al contempo dimostrargli che la collaborazione e la comunicazione sono alla base. Forse per Carola è stato più semplice, a differenza di tante donne, ma credo fortemente che lottando per i nostri diritti (come ha fatto Carola) è un’inizio per far sentire la nostra voce. È semplice? No. Vedremo dei risultati nel breve tempo? Probabilmente no. Credo però che quello che possiamo fare è crescere i nostri figli e lottare per loro nella speranza che il loro futuro sia migliore”.

Hai saputo risaltare molto bene l’importanza della comunicazione di coppia e dell’ascolto: quale spunto di riflessione ci offre il tuo libro?

“Con il romanzo ho voluto mettere in luce un’aspetto, quello della comunicazione per l’appunto, che spesso è uno dei motivi per cui un rapporto si deteriora. Le cose non dette, i pensieri taciuti, il non parlare sono spesso motivo di tensioni ed incomprensioni. Certo, non è detto che nonostante la comunicazione non si arrivi a lasciarsi, è comunque uno dei risvolti della medaglia. È però essenziale, secondo me, arrivare ad una conclusione (positiva o meno) in cui siamo sereni di esserci detti tutto. Di aver provato comunque a trovare una soluzione.

Ovviamente la comunicazione deve essere da entrambe le parti. Come ha voluto sottolineare la terapista nel romanzo “deve esserci una persona che parla ma, dall’altra parte, qualcuno che ascolta” altrimenti la comunicazione è a senso unico e si rischia di tornare più indietro del punto di partenza”.

Quale messaggio hai voluto trasmettere ai lettori?

“Il titolo è un po’ il riassunto e lascia spazio ad un sacco di interpretazioni. Non è mai troppo tardi per rimettersi in gioco, per recuperare un rapporto, per arrivare ad un obiettivo, per riprendere in mano la propria vita. Carola e Ludovico sono l’esempio che anche a sessant’anni una persona può ricominciare.

Ho voluto lasciare un messaggio di speranza a tutte quelle persone che magari hanno bisogno di sentirsi dire “ce la puoi fare”.

Descrivi il tuo romanzo con tre aggettivi

“Riflessivo, romantico, leggero”.

Cosa consigli a chi voglia scrivere il suo primo libro?

“Di provare, sperimentare e non sentirsi sconfitti se alcune volte di chiudono la porta in faccia. Di affrontare il percorso con umiltà, perfezionandosi e formandosi sempre, accettando i consigli di chi magari c’è già passato e ha già commesso queli errori. E soprattutto di leggere, tanto, ed esercitarsi.

Il mondo dell’editoria non è un mondo semplice, ma se senti che è il mondo a cui vorresti appartenere di provarci con tutte le tue forze”.

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