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Il tradimento; dai tempi di Giuda al mondo social del terzo millennio

Il tradito potrà anche essere un ingenuo, ma il traditore rimarrà sempre un’infame!

Il Mercoledì Santo è il giorno del tradimento di Giuda nei confronti di Gesù per 30 denari, oltre che il giorno della tristezza oggi è l’inizio del periodo più buio.  Così ne parla Matteo nel suo Vangelo (Mt 26,14-16): Allora uno dei Dodici,  chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerd oti e disse: “Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?” E quelli gli fissarono 30 monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnarlo. 

Come sappiamo, il tradimento si sarebbe consumato, da lì a poco, nell’orto dei Getsemani, quando Giuda, per indicare Gesù alle guardie, lo saluta con un bacio mentre il Signore gli risponde: “Giuda con un bacio tradisci il Figlio dell’uomo?”. Numerosissimi i commentatori che si sono affaticati a trovare una motivazione plausibile al gesto di Giuda, arrivando, persino, ad ipotizzare che egli avesse voluto mettere Gesù in una situazione tragica dalla quale, essendo il Figlio di Dio, sarebbe riuscito prontamente a liberarsi, se lo avesse voluto, manifestando la sua gloria. Giuda rifiuta l’amicizia, nel tradimento. Nessuno si accorge perché ognuno è padrone della sua coscienza e il Signore ci lascia liberi. “Era notte, era veramente notte nel cuore di questo discepolo”.

E dunque se ci soffermiamo a riflettere sul tradimento, ci rendiamo conto che le sue origini sono molto lontane e seguono la scia delle generazioni degli uomini che si susseguono. Ma così come esiste il tradimento parimenti esiste anche la lealtà. Solo che questo gesto infame, svilisce anche chi lo compie da sempre. E’ forse nella natura dell’uomo dunque tradire il suo simile? Le risposte non le riusciremo a trovare nemmeno nei trattati di filosofia e di teoria universale della vita. Ecce homo. Il tradimento fa parte dell’esercizio del libero arbitrio, durante la nostra vita possiamo scegliere se essere leali, reattivi, autoritari, autorevoli, buoni, o cattivi e finanche arroganti, ma l’uomo che tradisce paga in fondo pegno a se stesso.

Il valore della persona si misura in se stessa, e quanti Giuda ci sono che svendono il Cristo per ottenere poi cosa? A volte per quattro baiocchi, per opportunità del momento. Basta osservare la politica, dove il tradimento sembra essere la regola non scritta per eccellenza, tanto che ci meravigliamo quando qualche “politico” è di parola. Cosa che dovrebbe costituire invece la normalità. Ci spendiamo per gli altri, cerchiamo di aiutarli in ogni modo, e poi quella intensità con la quale si stabilisce un rapporto, una amicizia vissuta fortemente in un attimo svanisce perchè si consuma il più becero degli atti. Chi tradisce può trovare un giovamento solo momentaneo dalla carognata attuata, e la storia che racconta Giuda da  generazioni in generazioni non ha mai risparmiato sentenze, pene o conseguenze ai traditori.

Può far comodo il traditore di un’altro perchè in quel momento sembra volerci giovare, ma chi lo fà per il suo amico, poi lo potrà fare per te. Ed entra in scena una dignità che ci consente di guardarci negli specchi di casa e riflettere su noi stessi. E poi le applicazioni del tradimento sono moltissime, dalla vita lavorativa, ai rapporti sociali, a quelli sentimentali. Gli strappi, di qualsiasi livello siano fanno male a chi subisce. Chi tradisce tenga conto però che talvolta i conti sono solo sospesi, e prima o poi andranno pareggiati nel corso di una vita per la quale comunque sarà prevista una sentenza da espiare a porta inferi. Val bene l’antico detto che viene usato nella letteratura alchemica: Visita interiora terrae rectificandoque invenies occultum lapidem, che significa “Visita l’interno della terra, e rettificando troverai la pietra nascosta che è la vera medicina”, un modo per riflettere sul nostro essere interiore. Dovremmo passare più tempo a visitare la nostra coscienza, correggendo i nostri errori, e questa sarà l’unica e vera medicina. 

Daniele Imperiale – Direttore di AndradeLab

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