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L’Italia è nel delirio politico; dalla strilloneria alla faciloneria contro la terza età

Roma –  Probabilmente il nuovo duce del terzo millennio avanzato si è fatto i conti e per arginare un possibile calo vertiginoso di affidabilità per l’essere andati quando a torni e quando a grilli, ora vuole decidere chi e forse anche il come deve votare la gente.

Si sceglie il ceto sociale, l’età. In Italia c’è chi vuole ora sopprimere il voto ai patrimoni di saggezza che sempiterni invece stanno negli aurei scranni a decidere le sorti di un popolo colpevole di essere prono a novanta gradi sempre e comunque.

Per quanto ci si possa sforzare di accettare una involuzione della democrazia repubblicana, rispetto a tali esternazioni sicuramente non ci si può stare. Direbbe Oscar “io non ci stò”. Se da una parte dunque si mantengono senatori a vita, ultraottuagenari potenti che probabilmente non sono graditi nè all’inferno, nè al paradiso e tantomeno nel limbo. Dall’altra il popolino lo si vuole sopprimere.  E quindi li lasciano qui il più a lungo possibile.

In una società vittima di scelte inadeguate, ora ci si deve sopportare anche l’insulto alla terza età. Probabilmente le piattaforme danno per certo che quelli tra 16 e 18 anni essendo più social e quindi più condizionabili possano salvare il culo a chi prometteva coppe ed invece ha dispensato bastoni.

Ci aspettiamo ora qualche proposta di legge che “a na certa” metta tutti in un posto servito dallo stato, e sospendere pensioni, cure e servizi vari, favorendo il processo naturale di una morte anticipata che risolve tutto. Forse per chi se ne va sicuramente, non corre più il rischio di dover essere colpito da conati di vomito nell’osservare tanta alterigia e tante parole  urlate per conquistare una fiducia tradita in maniera subdola che fa ribrezzo persino agli statisti della prima Repubblica che staranno rivoltandosi tutti nelle loro settecentesche tombe. Salvo poi fare una inversione a “U” per il bene del paese. E per quanto si possa accettare la tassa sulle merendine ed altre scelleratezze varie, a questo insulto non ci si può stare, non si possono cancellare i diritti acquisiti di chi ha fatto l’Italia, la storia, di chi più di altri è invece dotato di una saggezza acquisita sul campo, tra lavoro e sofferenze, e talvolta stenti e problemi economici e di lavoro.

E si ma di questo cosa importa, le chiappe sono fatte salve, come i diritti dei terzi. Ai posteri le ardue sentenze.

 

 

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