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Ventisette anni fa l’arresto di Riina, oggi la revoca della scorta al Colonnello De Caprio.

Capitano Ultimo: "L'indifferenza aiuta solo la mafia"

Roma  – Sono trascorsi ventisette anni da quel fatidico giorno in cui gli uomini del CrimOr ( acronimo di criminalità organizzata, squadra della 1ª Sezione del 1º Reparto del R.O.S) , guidati dal Capitano Sergio De Caprio, Ultimo, dopo mesi di appostamenti e pedinamenti, catturarono il “boss dei boss” Salvatore Riina, Totò u curtu. Era stata un’estate di sangue quella del 1992 dopo gli attentati a Falcone e Borsellino, che avevano scosso le coscienze di un’intera nazione e mobilitato circa ottomila militari, spediti da Roma a presidiare le strade di Palermo nell’operazione Vespri siciliani. Nel settembre di quell’anno, il Capitano Ultimo ed i suoi uomini iniziarono un servizio di osservazione con riprese video e pedinamenti sui componenti della famiglia di Raffaele Ganci, capo della “famiglia” mafiosa del quartiere “Noce” di Palermo, ritenuto il tramite sicuro per arrivare al Riina fino a che, nei primi giorni di ottobre Domenico Ganci, il figlio di Raffaele, venne seguito per le vie del quartiere Uditore, dove riuscì a far perdere le proprie tracce in via Bernini. Ed è lì, in quella strada, che si concentra l’attenzione di Ultimo con appostamenti che proseguiranno per mesi fino alla mattina del 15 gennaio 1993, che De Caprio racconta così: “Ero con Vikingo quando catturammo Totò Riina e cercavamo di restare invisibile nella stradine vicino a viale Regione Siciliana. Aspettavamo sempre, nel frattempo passavano i minuti e i secondi. A un certo punto dal furgone in cui stazionavamo, il nostro appuntato, Ombra, ci ha detto che stava uscendo Sbirulino, che era il nome in codice per chiamare Totò Riina. Molto lucidamente abbiamo controllato se c’era una struttura militare avversaria. Al semaforo due macchine davanti, due macchine dietro. Abbiamo stabilito chi apriva lo sportello di destra e chi quello di sinistra, e lo abbiamo catturato, insieme a Biondino. Poi lo abbiamo fatto salire in auto e siamo andati in caserma“.
Il resto è cronaca che è entrata di diritto nella storia italiana e dell’Arma dei Carabinieri come il più grande colpo alla mafia di quegli anni ma con risvolti giudiziari che hanno provato a scalfire l’operato del ROS e di Ultimo, fino alla completa e prevedibile assoluzione emessa il 20 febbraio 2006 della 3ª sezione penale del tribunale di Palermo. Ma, in questi anni, la figura di Ultimo è stata oggetto di continui attacchi e colpi di scena, che abbiamo ampiamente documentato nei mesi scorsi( link ), riguardo la delicata questione della revoca della scorta per cui tanti vip, persone comuni ed il web si sono mobilitati, raccogliendo migliaia di firme affinché fosse ripristinata. 
Ed il caso forse ha voluto che proprio oggi, nel giorno che ricorda la storica cattura di Riina, arrivasse la notizia del rigetto del ricorso per il mantenimento della scorta per Capitano Ultimo e la sua famiglia da parte del TAR del Lazio, come amaramente commentato dallo stesso Colonnello De Caprio in un breve ed amaro post su Facebook.
Come ogni anno, infatti, quel gruppo di combattenti si ritrova anche oggi, ancora al fianco del proprio Comandante,  “Ultimo tra gli ultimi in un mondo dove tutti vogliono essere primi“, per ricordare insieme la vittoria che portò a decapitare Cosa nostra anche se, come lo stesso Ultimo ha riportato, “da oggi colpire il Capitano Ultimo sarà più facile per tutti”.

Non sarà così perché il popolo è dalla sua parte a difendere chi, col suo lavoro, non si è piegato al sopruso e alla paura!
Ci hanno insegnato che LA MAFIA NON DIMENTICA. Ma qualcuno ha dimenticato chi quella mafia la combatte ancora oggi con l’esempio, tra i giovani, tra i poveri, con l’umiltà e la forza delle parole, Ultimo tra gli ultimi ma mai solo!

Alessandra D’Andrea
Riproduzione riservata

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