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Filippo Fordellone Senior, l’alfiere italiano che “realizzò” il sogno di Padre Pio.

 

Filippo Fordellone Senior e Junior,cavalieri dell’ordine di Malta

Roma-La forza dei sogni, solca confini insormontabili, raggiunge mete inimmaginabili. Pochi sono gli esseri mortali che hanno una energia speciale. Hanno quella scintilla magica così rara, ma preziosa, capace di poter determinare un importante cambiamento. Uomini che hanno scritto la storia con grande sacrificio, che hanno patito il dolore, e l’hanno fatto proprio, non condividendolo con nessuno. Come la celebre figura di Filippo Fordellone, nato a Piedimonte San Germano, che, alla fine della prima guerra mondiale, emigrò dall’Italia per dirigersi in America. Uomo dabbene, dalle spiccate doti che lo fecero subito intraprendente, e per le quali si distinse molto oltralpe. Il suo ingegno, da uomo italiano, capace e laborioso, la sua tenacia e quella grinta tutta sua, lo portarono alla realizzazione di un bellissimo programma radiofonico, erano gli anni trenta, anni della guerra, segnati dal dolore e dalla miseria.

In questo scenario, a tinte fosche, dove la guerra dominava la scena, ogni cosa veniva edulcorata dalla quella bella dimensione dialogante che si realizzava grazie alla radio. Quello straordinario mezzo che regalava emozioni, che riusciva a far vedere ogni cosa con le orecchie, l’eccellente strumento che ha condizionato la società nelle diverse epoche. Da questo  potente mezzo, la voce di Fordellone arrivava in tutte le case d’America, le onde della radio si intrecciavano con la vita di molta gente: nella pace del focolare domestico, in mezzo alle trincee, negli uffici, sui mezzi di trasporto, quella voce del presentatore radiofonico faceva compagnia a bambini, giovani e adulti. Ogni volta,  c’era grande attesa per il suo programma. L’uomo che dietro a quel microfono faceva sognare, immaginare, provare forti emozioni, con quella voce calda del presentatore, che lo contraddistingueva tutto. Ma quella radio rappresentava per Fordellone, il filo rouge con i tanti italiani costretti ad emigrare, era quel potente mezzo che abbatteva le distanze e avvicinava gli uomini, e faceva pulsare il cuore. Eppure, quel programma era così molto atteso dagli americani, tanto che la Radio di San Francisco, con“Italian program”, risultava tra i più ascoltati, poiché l’unico riferimento per gli italiani che, tramite quel mezzo, mantenevano vivo il contatto con la Patria, ascoltando notizie, brani e approfondimenti attraverso la radio. La sua voce accompagnava gli ascoltatori in viaggi immaginari, riusciva ad esorcizzare il dolore, ed in poco tempo, il suo programma balzò agli onori della cronaca, tanto che Fordellone venne considerato dai suoi connazionali alfiere e simbolo di riferimento. Ma a distanza di poco tempo, entrò in contatto con un suo connazionale, un certo Francesconi Nereo, che, come lui, era un appassionato di radio e ne gestiva una, la “KwKw” a Los Angeles. In breve tempo, i due italiani diventarono simboli di innovazione e senso di appartenenza alla patria. A cambiare le sorti dei due italo-americani fu Luisa De Martini, un’italiana emigrata negli Stati Uniti d’America, giunse a San Giovanni Rotondo da oltreoceano, nel 1948, attratta dalla fama del Padre. Erano da poco iniziati i lavori per la costruzione della Casa sollievo della sofferenza, e Luisa De Martini, rientrò in America con la compiuta idea di voler sostenere in qualche modo la causa di Padre Pio, e si impegnò con tutte le sue forze per riuscirvi. Fece una campagna di sensibilizzazione e si attivò per raccogliere fondi per la struttura, ma i risultati furono piuttosto scarsi. Da qui, l’idea di entrare in contatto con Fordellone e Francesconi, che sin da subito raccolsero le richieste della donna, che misero a disposizione i loro strumenti per fare da “cassa di risonanza evangelica” da San Giovanni Rotondo, fino in America. Le notizie della Casa sollievo della sofferenza, l’umiltà e la giovialità del Padre con le stimmate, si propagarono attraverso le notizie radio di Fordellone a San Francisco e di Francesconi a Los Angeles, ed in breve tempo furono a loro volta riprese da altre emittenti. Ma la notizia commosse ed interessò gli americani. L’impegno di Fordellone andò oltre, volle contribuire alla conoscenza ed evangelizzazione del Padre, che, poi, sarà destinato a diventare Santo. Per essere più efficaci, Francesconi e Fordellone decisero di rilanciare dalle loro radio le trasmissioni della RAI che parlavano della «Casa» o di Padre Pio.

Ad onore del vero, il primo tentativo di Fordellone fallì. Passò una notte insonne con un collaboratore armeggiando con un apparecchio radio oceanico, nel vano tentativo di captare il segnale di «Sorella Radio». Tuttavia, le difficoltà tecniche e le avverse condizioni atmosferiche, cause dell’insuccesso, non fiaccarono la sua caparbietà. Ottenuta copia del programma «Sorella Radio» direttamente da Roma, Fordellone lo mandò in onda in tutte le case della California del Sud l’11 ottobre 1953, preannunciando l’evento con avvisi pubblicati sui giornali della Costa del Pacifico. Alla fine esortò i radioascoltatori «a non lasciar cadere nel vuoto la bellezza spirituale di tale programma». E, mentre parlava della Casa Sollievo della Sofferenza e della Statua di San Francesco, il telefono cominciò a squillare con le offerte. Poi, spedì una copia della registrazione a Francesconi e questi la trasmise dalle stazioni di Radio KLOK di San Josè e di Radio KRE di San Francisco il 25 e il 27 ottobre 1953, donando agli italiani della California del Nord «l’occasione e la soddisfazione di un raro godimento spirituale a cui da tempo non erano più abituati». Molti automobilisti con la radio accesa si fermarono ai bordi delle strade e l’ascoltarono “in religioso silenzio”, per non perdere nemmeno una parola. A San Giovanni Rotondo, la rivista La Casa Sollievo della Sofferenza salutò, con vera soddisfazione, questo ponte sublime di dolce armonia che si era venuto a creare tra l’America e il paesino garganico. Arrivarono anche ventiquattro fogli zeppi di nomi di persone che avevano offerto una «stellina» al letto dell’ospedale intestato a «Maria Giuseppa», la cara mamma di Padre Pio, deceduta il 3 gennaio 1929. La California vinse così la competizione per la copertura del primo letto di «stelline», anticipando grandi città italiane come Roma o Milano, sebbene vicine al traguardo.

Una vicenda intensa, dunque, quella di Fordellone che ha segnato la storia e lo ha fatto prima di tutto credendo nei propri sogni, le cui idee sono state alimentate dalla fiamma dei suoi desideri e dalla sua straordinaria intraprendenza dettata dalla fede e da quel senso di devozione verso il Padre, poi, diventato Santo, una evangelizzazione a distanza che è rimasta impressa nel cuore di tanti italiani. Anche il sommo Pontefice, Giovanni XXIII, chiese espressamente di incontrare Filippo Fordellone ed, in quell’incontro, ebbe a ringraziarlo per l’opera di fede svolta con la sua innovazione radiofonica in America.

Ma la grandezza di Filippo Fordellone trova ampia prosecuzione del suo operato, proprio con il pronipote omonimo che segue le orme del suo avo, anche lui appartenente allo stesso ordine dei cavalieri, e ne incarna quella energia speciale, che solo pochi hanno e lo vede molto impegnato nel sociale e dedito verso il prossimo. Un grande uomo, un sognatore che non si è mai arreso; il cui nobile intento è la lotta alla fragilità sanitaria e alla sanità sociale. Chissà se dopo tanta storia, tanti coinvolgimenti, tante coincidenze che hanno visto il vecchio e il giovane percorrere strade lontane, ma ricongiungibili, il giovane Filippo, a breve, concluderà l’atteso percorso nella fede di Padre Pio.

Ogni vita, insomma, è un cerchio chiuso. Realizza quel piccolo, o grande, frammento d’evoluzione sancito dal destino e tutto riconduce all’origini.

                                                                                                       Adele Sammarro

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