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Covid. Assistenti civici in arrivo: censori pubblici, controllori o cosa?

Dubbi e perplessità sull'utilizzo di queste "nuove figure" che dovrebbero disciplinare, senza titoli e cognizioni, l'ordine pubblico per il distanziamento sociale.

Roma – L’ultima trovata del governo, che potrebbe meritare un posto in uno dei tanti DPCM così in voga negli ultimi tempi, è questa nuova figura degli assistenti civici: un mix un po’ fantasy, un po’ horror tra ” i guardiani della notte” ed i giustizieri della movida.
Non possiamo quindi che dare il “Benvenuti” ai sessantamila volontari che il Governo vuole schierare in campo e che saranno reclutati dalla Protezione Civile, tra «tutti quei cittadini che hanno voglia di dare una mano al Paese, dando dimostrazione di grande senso civico». Questi valorosi, insieme a Carabinieri, Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale Regionale, Polizia Locale, Guardia Costiera, Esercito (etc etc), vigileranno le nostre strade, le nostre piazze, al fine di assicurare il rispetto «di tutte le misure messe in atto per contrastare e contenere il diffondersi del virus».
Li immaginiamo già di ronda, pettorina, cappellino e via, immersi nella movida dei centri abitati italiani, lungo i navigli di Milano, Trinità dei Monti a Roma, Piazza Teatro Massimo a Catania e così via, confrontarsi col mite popolo della notte:
– “Scusate, questo mi sembra un assembramento, dovete disperdervi”.
– “Certo gentile volontario, le chiediamo scusa. Ci dileguiamo subito. Grazie e buon lavoro”.
Sì, andrà proprio così, “andrà tutto bene, distanti oggi per riabbracciarci più forte domani” o dopo domani o quello dopo ancora, dai! In questi mesi di lockdown Carabinieri e Poliziotti in uniforme, in servizio, nelle auto con tanto di colori di istituto, si sono sentiti dire: “Chi sei? Chi me lo dice che sei un Carabiniere? E se ti sei comprato l’uniforme su ebay? E se stanotte ti sei verniciato la macchina? Voglio vedere il tesserino. Non ti conosco”. Ma a loro, ne siamo certi, sarà riservato un trattamento di riguardo in virtù della loro “comunale” autorevolezza!
Qualcuno dimentica che l’Italia, ahi noi, non è la Cina ed i cittadini non hanno lo stesso senso di rispetto nei riguardi dell’autorità o verso chi è deputato a far rispettare le leggi. Il “vietato vietare” è diventato il grido di battaglia di questa terza fase. Non volano più gli elicotteri che atterrano sui tetti delle palazzine popolari. I quad non inseguono più le persone in spiaggia che vorrebbero prendere il sole. Niente autocertificazioni. Vige solo l’assennatezza in un paese dove si è perso il “senso delle cose”, figuriamoci il “buon senso”. La gente ha voglia di tornare alla normalità in una baraonda di disposizioni che neanche gli addetti ai lavori comprendono: la distanza di sicurezza da mantenere sul bus non è quella del ristorante, che a sua volta non è uguale a quella dal barbiere e men che meno corrisponde a quella da adottare in spiaggia tra ombrelloni. Un virus poliedrico questo Covid19, non c’è che dire, la cui capacità infettiva si adeguerebbe al contesto, mutando in base al luogo in cui ci si aggrega o alla regione di riferimento. In tutto questo, i sessantamila giovani volontari armati di buona volontà, in virtù dei poteri conferitigli da (?) e con la qualifica di (?)dovranno ricondurre al buon senso persone che per mesi sono rimaste chiuse in casa per paura dei contagi e che adesso, tra un spritz ed un prosecco, si illudono di essere tornati alla normalità spinti dalla disperazione di vivere, socializzare, in barba alle centinaia di medici ed operatori che sono caduti per combattere la pandemia.Auguriamo buon lavoro a tutti i sessantamila volontari, sicuri che la popolazione riconoscerà in loro l’autorevolezza di chi cerca solo di fare del bene, di chi si prodiga per scongiurare altri contagi. Siamo sicuri che troveranno collaborazione, comprensione ed un elevato grado di “cultura del bene comune”, dell’interesse collettivo. La stessa che, in questi mesi, hanno riscontrato uomini e donne in uniforme, di qualunque colore: pubblici ufficiali alla berlina sui social video-ripresi, video-derisi, costretti a redigere e far firmare “diffide alla divulgazione” a tutti i social reporter free-lance armati di smartphone in cerca di celebrità. 
Probabilmente questi assistenti civici saranno inquadrati giuridicamente come “incaricati di pubblico servizio”, ai sensi dell’art. 358 c.p. (al termine di opportuno corso di formazione?) oppure verrà introdotto, appositamente per loro, un nuovo reato? Magari quello di oltraggio a pubblico volontario?
Speriamo solo che non venga poi considerato alla stregue dell’Oltraggio a Pubblico Ufficiale. Lo speriamo per loro. Nel frattempo vi consigliamo di armarvi di buona volontà, buon senso, tanta pazienza, farmaci per bruciore di stomaco, comprensione, tolleranza, quel pizzico di autorevolezza soppesata all’elasticità che non ecceda, però, da una parte in intransigenza o dall’altra in lassismo. Sappiamo benissimo che un assembramento è la polveriera di una potenzialerissa.
Attenzione alla miccia.
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