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Prime rivolte popolari, a Livorno sassi e bastoni contro le forze dell’ordine

Cinquanta ragazzi hanno accerchiato le pattuglie intervenute per controlli antiassembramento

Livorno – Una notizia passata un pò sottotono, riportata dai principali media nazionali on line ma poco raccontata in tv. 

A Livorno alcuni agenti di polizia e dei carabinieri sono stati aggrediti e picchiati nel mentre stavano svolgendo dei controlli per il contenimento del Covid. Fatti avvenuti ieri in tardo pomeriggio a Piazza Attias nel centro livornese.

I militari si sono recati sul posto dopo aver ricevuto una segnalazione di assembramento. Anche le loro auto sono state danneggiate con lanci di pietre, bastoni e quindi calci e pugni.
Tutto fa pensare quindi che l’assembramento, prevedesse l’azione di controllo ed erano tutti già equipaggiati per reagire pesantemente.

I ragazzi che hanno accerchiato i militari sarebbero circa una cinquantina, al grido di “Adesso basta”.

La Polizia ed i Carabinieri svolgono il loro dovere, rispetto alle normative che emana il governo, ma probabilmente il modus operandi di una comunicazione che sta letteralmente opprimendo le persone tutte, poi sfocia inevitabilmente in reazioni di questo tipo. Ci rimette chi è in strada. Il messaggio della delazione di contenimento da contagio lanciata da Speranza… che confidava nella spia di altri per scovarne altri ancora assembrati in casa.
Tutto sembra surreale, in pratica non si può fare piu’ nulla. Le giovani generazioni sono criminalizzate, e quindi ecco le reazioni. Vi sarà sicuramente un motivo di tutto questo, ma le parole di esperti di varia tipologia hanno deluso tutti, quelli che allarmavano e quelli che rassicuravano dicendo che non vi sarebbe stata nessuna seconda ondata e che il virus sarebbe sparito.
Giochiamo questa partita su due livelli, quello di chi qualsiasi cosa accada resta protetto nell’arca dell’alleanza e di chi, invece è lasciato abbandonato al suo destino.
La sensazione del popolo è la stessa di Marzo, sembra che stia per finire il mondo, ma rispetto ad allora e quindi di fronte ad una cosa nuova, ora il sistema si è capito.
Se non fosse stato per Gabrielli, uomo di valore, e capo della Polizia, ci saremmo ritrovati anche i Carabinieri in casa controllando quanti e come siano seduti intorno ad un tavolo domestico, nel mentre si ammassano persone negli autobus cittadini.
Mah, una contraddizione in termini, tener per forza le scuole aperte, in una situazione simile e di tale paventata gravità. Anche in questo modo si espongono persone a rischio contagi, e con la salute da preservare dunque come la mettiamo?
Il contagio ora è psicologico, l’umanità è sparita, siamo robottizzati. Non andiamo piu’ a portare il cordoglio, i morti si recano da soli al cimitero, la paura ci assale e ci priva dell’essenza della vita: lo stare insieme, le pubbliche relazioni, il confronto, l’amicizia.
Se si mantiene il lavoro e poi non si può fare nulla a che serve lavorare? Molti di questi quesiti girano sui social.
Finiti concerti musicali, finito il ballo, spettacoli, feste, sagre, cene, cerimonie, sport.  L’uomo vive di queste celebrazioni che da sempre caratterizzano la sua vita, e gli indotti lavorativi di questi settori che da Marzo sono  in lockdown che fine faranno? Quanto resisteranno alla pressione del covid?
Ai posteri le ardue sentenze.
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