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La Conferenza Stato regioni compie 40 anni

Roma – “Sono lieto di ricordare la nascita, nel 1981, della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, istituita con l’obiettivo di esprimere in modo unitario gli indirizzi delle istituzioni regionali”. Così nel suo intervento il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’incontro con la Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. ringraziando i Presidenti per “questo bel volume sulla storia di questi quarant’anni della Conferenza e per questo splendido bonsai di ulivo, con il suo forte significato evocativo di radicamento illustrato dal Presidente Fedriga.
Il contributo offerto dalla Conferenza in questi decenni è stato prezioso, davvero di grande rilievo. E va sottolineato che la ricorrenza cade in una fase in cui la Conferenza ha contribuito ad affrontare, e sta tuttora affrontando, una delle emergenze più gravi mai verificatesi nella vita del nostro Paese.
La pandemia non è stata ancora definitivamente sconfitta, e l’impegno dovrà comunque proseguire anche per accompagnare la ripresa dell’economia e l’azione riformatrice avviate nell’ambito dell’Unione Europea.
Come ha ben messo in luce il Presidente Fedriga, i successi nell’azione di contrasto al virus sono il frutto di una leale collaborazione che ha coinvolto tutti gli attori istituzionali nella valorizzazione dei rispettivi ruoli.
Poco meno di un anno addietro abbiamo ricordato, qui al Quirinale, i cinquant’anni dell’ordinamento regionale, sottolineando come il sistema regionale completato cinquant’anni fa abbia assunto e rivesta il carattere fondamentale nell’architettura della nostra Costituzione, nell’architettura istituzionale della Repubblica e il contributo fornito all’accrescimento della nostra vita democratica dall’avvio completo dell’ordinamento regionale.
Il pluralismo istituzionale, le autonomie territoriali e quelle sociali – autonomie che riflettono, rispettandola, la preziosa articolazione del nostro Paese – si sono confermati valori fondanti della Repubblica, in grado di assicurarle forza ed efficacia, insieme al consenso dei cittadini.
Il pluralismo è garanzia di libertà e, affinché possa esprimere tutte le sue potenzialità, richiede rispetto e, insieme, attenta responsabilità, in vista di un interesse comune e indivisibile.
Questo è particolarmente evidente per il diritto alla salute, tutelato dall’art.32 della Costituzione e garantito dal Sistema sanitario nazionale, organizzato su base regionale.
Poiché la Costituzione affida opportunamente allo Stato la responsabilità di individuare i livelli essenziali delle prestazioni sanitarie e la competenza in materia di profilassi internazionale, l’impegno convergente di Stato e Regioni è stato necessariamente alla base dell’azione di contrasto alla pandemia. Questa collaborazione ha salvaguardato gli interessi vitali della collettività durante la drammatica emergenza che stiamo attraversando ancora.
La dialettica – del resto legittima e fisiologica – non è mancata ma, come era indispensabile, nei momenti decisivi si è ricomposta nel superiore interesse dell’Italia.
Do volentieri atto ai governi delle Regioni dell’alto senso di responsabilità dimostrato in questi mesi, privilegiando le esigenze di unità e di coesione rispetto a rivendicazioni settoriali.
La pandemia – va riconosciuto – ha messo in luce alcune fragilità del nostro sistema sanitario, indicandoci la necessità di compiere nuove scelte per renderlo più resiliente e in grado di affrontare meglio in futuro eventuali fenomeni analoghi.
Lo abbiamo vissuto e sofferto insieme ai nostri concittadini e questa esperienza sollecita e pone le premesse per scelte condivise.
Penso all’equilibrio tra rete ospedaliera e presidi territoriali, a banche dati efficienti e disponibili per più soggetti istituzionali a livello nazionale ed europeo, al ruolo dei medici di base, alla maggiore diffusione della telemedicina.
Siamo tutti chiamati a non perdere quella che il Presidente Fedriga ha ben definito un’occasione storica, originata dalla reazione concorde e tempestiva dell’Unione Europea alle gravi conseguenze della diffusione del virus.
Il Piano nazionale di ripresa e resilienza fa parte di un più ampio progetto europeo volto a governare la transizione verso un’economia verde e digitale senza trascurarne le ricadute a livello sociale.
Questa grande sfida, comune all’intera Europa, riguarda in modo particolare e assolutamente decisivo l’Italia. Ci si presenta l’opportunità di superare nodi strutturali che, da anni, limitano le nostre potenzialità di crescita e indeboliscono la coesione sociale.
Per affrontare questa sfida è indispensabile che perduri un clima di collaborazione e di responsabilità istituzionale e che le Regioni e le Province autonome continuino a fornire il loro imprescindibile contributo in una logica di sistema, a tutela dell’interesse nazionale.
L’orizzonte dei Piani nazionali, come sappiamo, è il 2026. Tra breve dovrà essere avviata la fase, complessa e decisiva, di concreta, veloce, attuazione degli interventi che deve avvenire coinvolgendo al massimo grado tutti gli attori politici e sociali chiamati a fornire il proprio apporto.
È un impegno, dunque, destinato a non esaurirsi a breve, ma per il quale occorre il massimo della continuità nella realizzazione.
Governo, Parlamento, Regioni, Comuni, Province, sono chiamati a fare ciascuno la propria parte.
Siamo al primo atto. Nei primi interventi legislativi di attuazione del PNRR – penso in particolare a quelli relativi all’organizzazione ed alla programmazione – si è registrato il coinvolgimento delle Regioni e questo elemento rappresenta un criterio efficace anche per le scelte future.
Fondamentale sarà peraltro anche il contributo dei Comuni: le Regioni potranno essere la sede di un coordinamento che richiederà, da parte di tutti gli enti territoriali, capacità di ascolto e di mediazione nel rispetto dei diversi ruoli istituzionali, con l’obiettivo di far prevalere le esigenze di semplificazione, celerità ed efficienza nell’attuazione degli interventi.
Se prevarranno – come sono certo – uno spirito e un senso di responsabilità repubblicani riusciremo nell’impresa di dar vita a un Paese più forte, in grado di contribuire positivamente, da protagonista, al futuro dell’Unione Europea.
Si è osservato – da parte di molti – che sul Next Generation si gioca il futuro della Unione Europea.
Se avremo successo, e, naturalmente, se questo si verificherà anche negli altri Paesi, è prevedibile che la modifica del Patto di stabilità – passaggio determinante anche per l’avvenire delle Regioni – assumerà un orientamento più favorevole alla crescita, così avviata, e risulterà più agevole individuare meccanismi stabili di condivisione delle politiche di investimento attraverso l’emissione di titoli europei.
Nell’esprimere, in conclusione, il mio apprezzamento per l’attività della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, desidero esortare a proseguire sulla strada di una intensa e proficua collaborazione istituzionale con ogni livello di governo, efficace garanzia di risultati positivi.
Come è avvenuto per la pandemia, questa è la chiave per affrontare con successo le sfide ulteriori decisive che attendono l’Italia.
Grazie per la vostra opera e auguri”.
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