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Anno Lucis VIXXII

EDITORIALE – Il concetto di ricerca della luce inizia per l’uomo sin da quando viene al mondo, e dall’oscurità del ventre materno approda nel mondo della luce. Da quel momento in poi l’uomo inizia a compiere un lungo viaggio che si concluderà nel passaggio all’oriente eterno. Durante la sua vita chi ha l’opportunità di saper cogliere i significati e l’esigenza di dover alimentare la conoscenza con un percorso interiore, non farà altro che edificare muri stabili che possano proteggere egli stesso ed i suoi cari.

La luce viene cercata, trovata, la si può ricevere e dispensare in tanti modi, in tante circo-stanze. Ognuno di noi nel mondo non è altro che un granello che deve splendere e svolgere il suo ruolo di crescita e la missione nella umana società.
Laddove noi pensiamo di trovare riparo nella spasmodica ricerca di luce, si apre sempre un altro varco, con la sensazione iniziale ma consapevolezza conseguente di essere sempre a metter sù mattoni, alzando muri laterali ma senza mai riuscire a coprire la volta stellata.

Il cielo, che con le sue stelle incanta l’anima, e che raggiungiamo con lo sguardo che arriva a quell’infinito che non riusciremo mai a comprendere fino in fondo. Questo non deve scoraggiare l’uomo, nè indurre alla rassegnazione, ma ad un certo punto della vita adulta, anche un pò avanzata ci si rende conto che dobbiamo applicare a quella e-sperienza quotidiana non di certo bastevole, qualche altra filosofia di vita, che sia in gra-do di farci capire cose, contesti, sotto una angolazione diversa e approfondita.

L’universalità delle cose, del lavoro che caratterizza l’uomo sin dalla primordiale antichità come costruttore di capanne, lavoratore, edificatore di templi. Ci sono le varie evoluzioni dell’architettura, che nel corso dei secoli hanno caratterizzato la storia, la cultura di cui oggi siamo attenti osservatori.

Nessuno può vivere di luce riflessa, deve esserne interprete dunque e sano portatore, la consapevolezza dei propri limiti deve spingerci sempre e con umiltà a voler capire di più scavando nel nostro interiore.

La luce è l’elemento fondante dei progressi della vita, con il passare degli anni cambia la dimensione in cui viene vista la luce di cui siamo sempre alla spasmodica ricerca.

Ed è la luce che imprime un forte significato all’anno massonico che ha inizio il 1° marzo, mese in cui si celebra l’Equinozio di Primavera.

Ricorre pertanto oggi una sorta di “passaggio” intriso di grandi significati.  Va anche analizzato il fatto che marzo non è sempre stato il terzo mese dell’anno,  fino al 46 a.C., quando nell’antica Roma era ancora vigente il calendario romano, l’anno iniziava nel mese del risveglio di primavera e quindi della natura.

L’Anno Lucis fu adottato dalla Massoneria già nel XVIII secolo. Venne ispirato dall’Anno Mundi che è stato implementato per la prima volta nel XVII secolo da un monaco irlandese. L’idea di Anno Mundi era quella di iniziare a contare dalla data di creazione.

Per la Massoneria l’Anno Lucis, come l’Anno Mundi, ha una relazione con la creazione. Ma qui finisce la apparente simbiosi tra l’Anno Mundi e l’Anno Lucis.  Mentre l’Anno Mundi è pensato per mettere a fuoco una data reale per la creazione di un’esistenza, per la Massoneria il nuovo anno rappresenta il momento simbolico in cui la luce è venuta nel mondo.

La luce è qualcosa di incorruttibile, può essere divisa in parti, così come può attraversare un prisma. Può anche essere riportata insieme attraverso un processo analogo. La luce può essere bloccata, può essere filtrata ma conserva la sua forma incorruttibile.

Può essere scomposta nelle sue parti, può essere separata, sezionata e rimessa insieme, tuttavia rimane sempre conoscenza. Sia che scegliamo di crogiolarci in quella luce o di studiare come funziona, è comunque un mezzo destinato ad essere usato per il miglioramento di tutti coloro che ne sono toccati. Quando la conoscenza viene bloccata o filtrata, fa sì che l’oscurità, o l’ignoranza, si diffonda e quando raggiunge coloro che scelgono di dimorare in quella “oscurità” o che vede solo la luce filtrata, porta odio, ingiustizia e dolore.

Nell’Universalità delle fratellanze vi è la responsabilità di assicurarsi che la luce, o la conoscenza risplenda. A volte la luce attraversa i prismi metaforici e ne vediamo solo una parte, e spetta alla sensibilità interiore di saper  trovare tutti i suoi pezzi e rimetterli insieme per coloro che hanno perso la luce o possono vedere solo quella parte dello spettro che passa attraverso il prisma.

 

 

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