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Dossier cambiamenti climatici: Quale è la verità? Ecco tutti gli studi a confronto

Report, dati e statistiche a confronto per delucidare il grande problema che è al centro del dibattito mondiale

Al centro del dibattito mondiale, oltre ai grandi temi, tra green economy, energia sostenibile, guerre e vaccini impervia il grande focus degli scienziati sul cambiamento climatico. Un argomento che ormai da tanti anni è sotto i riflettori dell’opinione pubblica, accademica, mainstream, ma mai come oggi. La pertubatio mentis è che tutti ne parlano affermando tutto e il contrario di tutto, generando così nel campo dell’informazione e della ricezione di quest’ultima grande confusione. Si mescola complottismo, dati scientifici, Greta Thumberg, meteorologia, chi più ne ha più ne metta. Andiamo di fatto a svelare e rendere trasparente, chiaro il grande problema che attanaglia l’umanità e il pianeta e la reciproca conservazione.

Che cos’è il cambiamento climatico ? 

Il cambiamento climatico è il mutamento, la trasformazione fisica e sostanziale di tutti quei fenomeni terrestri e atmosferici legati alla variazione di temperatura, disastri ambientali, condizione dell’aria, delle acque e delle terre,  attribuito generalmente a causa dei comportamenti e le attività dell’uomo.

Quali sono le cause, gli effetti a lungo termine e le possibili soluzioni? 

Secondo i recenti e maggiori studi mondiali sul cambiamento climatico effettuati dalla Fondazione CMCC(Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici) in collaborazione con l’IPCC(Il Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico) nel Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici (AR6) con il rapporto di Sintesi (Synthesis Report – SYR) che integra i risultati dei tre gruppi di lavoro – Le basi fisico-scientifiche (2021), Impatti, adattamento e vulnerabilità (2022), Mitigazione dei cambiamenti climatici (2022) – e dei tre rapporti speciali – Riscaldamento Globale di 1.5 (2018), Climate Change and Land (2019), Oceano e Criosfera in un clima che cambia (2019). 

Si evidenzia che le opzioni per ridurre le emissioni di gas serra e adattarsi ai cambiamenti climatici causati dall’uomo sono molteplici, fattibili ed efficaci, e sono disponibili ora, affermano gli scienziati nell’ultimo rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (IPCC) pubblicato oggi.
“L’integrazione di un’azione climatica efficace ed equa non solo ridurrà le perdite e i danni per la natura e le persone, ma fornirà anche benefici più ampi”, ha dichiarato il presidente dell’IPCC Hoesung Lee.

“Questo Rapporto di sintesi sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile per tutti”.

Nel 2018, l’IPCC ha evidenziato la portata senza precedenti della sfida necessaria a contenere il riscaldamento entro 1,5°C. Cinque anni dopo, questa sfida è diventata ancora più grande a causa del continuo aumento delle emissioni di gas serra. Il ritmo e la portata di ciò che è stato fatto finora, e i piani attuali, sono insufficienti per affrontare il cambiamento climatico.
Più di un secolo di utilizzo di combustibili fossili e di uso iniquo e non sostenibile dell’energia e del suolo ha portato a un riscaldamento globale di 1,1°C rispetto ai livelli preindustriali.

Da questa situazione sono scaturiti eventi meteorologici estremi più frequenti e più intensi che hanno causato
impatti sempre più pericolosi sulla natura e sulle persone in ogni regione del mondo.

Ogni aumento del riscaldamento comporta una rapida escalation di questi fenomeni. Ondate di calore più intense, precipitazioni più violente e altri fenomeni meteorologici estremi aumentano ulteriormente i rischi per la
salute umana e gli ecosistemi.

In ogni regione, le persone muoiono a causa di estremi di calore. L’insicurezza alimentare e idrica legata al clima è
destinata ad aumentare con l’aumento del riscaldamento. Quando i rischi si combinano con altri eventi avversi, come pandemie o conflitti, diventano ancora più difficili da gestire.

Perdite e danni: decisamente in primo piano Il rapporto, approvato durante una sessione durata una settimana a
Interlaken, fornisce un focus deciso sul tema delle perdite e dei danni che stiamo già sperimentando e che continueranno in futuro, colpendo in modo particolare le persone e gli ecosistemi più vulnerabili.

L’adozione di azioni corrette ora potrebbe portare a un cambiamento trasformativo essenziale per un mondo sostenibile ed equo.
“La giustizia climatica è fondamentale perché coloro che hanno contribuito meno al cambiamento climatico sono colpiti in modo sproporzionato”, ha dichiarato Aditi Mukherji, uno dei 93 autori di questo Rapporto di sintesi, il
capitolo conclusivo della sesta valutazione del Panel.
“Quasi la metà della popolazione mondiale vive in regioni altamente vulnerabili ai cambiamenti climatici. Nell’ultimo decennio, i decessi per inondazioni, siccità e tempeste sono stati 15 volte superiori nelle regioni altamente vulnerabili”, ha aggiunto.

In questo decennio, un’azione accelerata di adattamento ai cambiamenti climatici è essenziale per colmare il divario tra l’adattamento esistente quello necessario.

Nel frattempo, per contenere il riscaldamento entro 1,5°C al di sopra dei livelli preindustriali, è necessario ridurre le emissioni di gas serra in tutti i settori in modo profondo, rapido e significativo. Le emissioni dovrebbero già diminuire e dovranno essere ridotte di quasi la metà entro il 2030, se si vuole limitare il riscaldamento a 1,5°C.

Una via chiara per il futuro: La soluzione sta in uno sviluppo resiliente al clima. Ciò comporta l’integrazione di misure di adattamento ai cambiamenti climatici con azioni volte a ridurre o evitare le emissioni di gas serra, in modo da fornire benefici più ampi. Ad esempio, l’accesso all’energia e alle tecnologie pulite migliora la salute, soprattutto di donne e bambini; l’elettrificazione a basse emissioni di carbonio, gli spostamenti a piedi e in bicicletta e i trasporti pubblici migliorano la qualità dell’aria, la salute e le opportunità di lavoro e garantiscono l’equità.

I benefici economici per la salute delle persone derivanti dal solo miglioramento della qualità dell’aria sarebbero all’incirca uguali, o forse addirittura superiori, ai costi per ridurre o evitare le
emissioni.

Lo sviluppo resiliente al clima diventa progressivamente più impegnativo ad ogni aumento del riscaldamento.

Ecco perché le scelte che verranno fatte nei prossimi anni avranno un ruolo cruciale nel decidere il nostro futuro e
quello delle generazioni a venire. Per essere efficaci, queste scelte devono essere radicate nella diversità di
valori, visioni del mondo e conoscenze, comprese quelle scientifiche, indigene e locali. Questo approccio faciliterà lo sviluppo resiliente al clima e consentirà di trovare soluzioni appropriate a livello locale e socialmente accettabili.
“I maggiori guadagni in termini di benessere potrebbero derivare dalla priorità di ridurre i rischi climatici per le comunità a basso reddito ed marginate, comprese le persone che vivono negli insediamenti informali”, ha dichiarato Christopher Trisos, uno degli autori del rapporto.
“L’accelerazione dell’azione per il clima sarà possibile solo se i finanziamenti aumenteranno in modo considerevole. Finanziamenti insufficienti e disallineati frenano i progressi”.

Favorire lo sviluppo sostenibile: Il capitale globale è sufficiente per ridurre rapidamente le emissioni di gas
serra se si riducono le barriere esistenti. Aumentare i finanziamenti agli investimenti per il clima è importante per raggiungere gli obiettivi climatici globali.

I governi, attraverso finanziamenti pubblici e segnali chiari agli investitori, sono fondamentali per ridurre queste barriere. Anche gli investitori, le banche centrali e le autorità di regolamentazione finanziaria possono fare la loro parte. Esistono misure politiche sperimentate e collaudate che possono funzionare per ottenere riduzioni profonde delle emissioni e resilienza climatica, se vengono ampliate e applicate più diffusamente. L’impegno politico, le
politiche coordinate, la cooperazione internazionale, la gestione degli ecosistemi e la governance inclusiva sono tutti elementi importanti per un’azione climatica efficace ed equa.

Se la tecnologia, il know-how e le misure politiche adeguate vengono condivise e se si rendono disponibili finanziamenti adeguati, ogni comunità, può ridurre o evitare i consumi ad alta intensità di carbonio. Allo stesso tempo, con investimenti significativi nell’adattamento, possiamo evitare rischi crescenti, soprattutto per i gruppi e le regioni vulnerabili.
Clima, ecosistemi e società sono interconnessi, una conservazione efficace ed equa di circa il 30-50% del suolo terrestre, delle acque dolci e dell’oceano Terra contribuirà a garantire un pianeta sano. Le aree urbane offrono
un’opportunità su scala globale per un’azione ambiziosa sul clima che contribuisca allo sviluppo sostenibile.
I cambiamenti nel settore alimentare, nel settore dell’energia elettrica, nei trasporti, nell’industria, negli edifici e nell’uso del territorio possono ridurre le emissioni di gas serra.

Allo stesso tempo, possono rendere più facile per
le persone condurre stili di vita a basse emissioni di carbonio, migliorando così anche la salute e il benessere. Una migliore comprensione delle conseguenze del consumo eccessivo può aiutare le persone a fare scelte più
consapevoli.
“I cambiamenti trasformativi hanno maggiori probabilità di successo quando c’è fiducia, quando tutti collaborano per dare priorità alla riduzione dei rischi e quando i benefici e gli oneri sono condivisi in modo equo”, ha dichiarato
Lee. “Viviamo in un mondo eterogeneo in cui ognuno ha responsabilità diverse e diverse opportunità di apportare cambiamenti. Alcuni possono fare molto, mentre altri avranno bisogno di sostegno per gestire il
cambiamento”.

Altri studi

Si tenta di stimare le variazioni di temperatura risultanti dal raddoppio dell’attuale concentrazione di CO 2 mediante l’uso di un modello di circolazione generale tridimensionale semplificato. Questo modello contiene le seguenti semplificazioni: un dominio computazionale limitato, una topografia idealizzata, assenza di trasporto del battito da parte delle correnti oceaniche e nuvolosità fissa. Nonostante queste limitazioni, i risultati di questo calcolo forniscono alcune indicazioni su come l’aumento della concentrazione di CO2 possa influenzare la distribuzione della temperatura nell’atmosfera. È dimostrato che l’aumento della CO2 innalza la temperatura della troposfera modello, mentre abbassa quella della stratosfera modello. Il riscaldamento troposferico è leggermente maggiore di quello previsto da un modello di equilibrio radiativo-convettivo. 

In particolare, l’aumento della temperatura superficiale alle latitudini più elevate è amplificato dalla recessione del limite nevoso e dalla stabilità termica della bassa troposfera che limita i battiti convettivi allo strato più basso. È stato inoltre dimostrato che il raddoppio dell’anidride carbonica aumenta significativamente l’intensità del ciclo idrologico del modello.” – In un articolo pubblicato dall’AMS Journals(American Meteorological Society) nel 1975 scritto dal premio Nobel per la fisica Syukuro Manabe e Richard T.Wetherald meteorologo. 

Report, dati e statistiche 

Dal periodo preindustriale (tra il 1850 e il 1900), si stima che le attività umane abbiano aumentato la temperatura media globale della Terra di circa 1 grado Celsius. Un numero che continua a crescere di 0,2 gradi Celsius per decennio. Secondo l’ultimo rapporto dell’UNFCCC, senza ulteriori misure di mitigazione il mondo è su una traiettoria di aumento della temperatura di 2,7°C entro la fine del secolo, ben superiore al target il più possibile vicino agli 1.5°C stabilito negli accordi di Parigi. 

Secondo i dati forniti dall’ISTAT(Istituto Nazionale di Statistica) nei capoluoghi di regione la temperatura media annua segna un’anomalia di +1,2°C sul valore climatico 1971-2000. In crescita anche alcuni estremi di caldo: +15 giorni estivi e +18 notti tropicali.

La precipitazione totale scende in media di 132 mm sul corrispondente valore del periodo 2006-2015.

Sempre più diffusi gli interventi di forestazione urbana, utili per la mitigazione, presenti in 47 capoluoghi (31 nel 2011), per una superficie complessiva di 11,6 milioni di m2.

Nelle tre maggiori città l’inquinamento atmosferico è in lieve miglioramento, ma Milano è penalizzata dalla scarsa presenza di aree verdi, Roma ha il tasso di motorizzazione più elevato e Napoli il parco circolante più obsoleto.

Conclusioni: Tutti gli studi confermano la stessa causa, l’evoluzione dei mutamenti e gli effetti, indicando che l’utilizzo scorretto, smoderato e prolungato dei combustibili fossili, agenti chimici e radioattivi stanno portando alla distruzione della vita sulla terra e della terra stessa. L’agente principale e fautore della rovina è l’uomo stesso, con le sue attività malsane, irragionevoli, speculative. Se non cesserà di agire in questo modo, non solo per la produzione di Co2 ma per tutte le sue azioni psichiche, verbali e fisiche completamente egoistiche, disarmoniche e ridicole, si estinguerà e perirà stoltamente, distruggendo ogni forma di vita.

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