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Intervista a Maria Teresa Zanca sull’ultima silloge pubblicata “Barlumi d(‘)istanti”

Le parole, come note musicali, le immagini, come pennellate di colore, per parlare dell’amore, quello per la vita, quello per le anime vaganti che abbiamo incrociato sul nostro cammino, per raccontare il dolore, la gioia, la speranza e la resilienza, per far risuonare i ricordi e squillare le emozioni, ed il tutto per attraversare le corazze e giungere al vostro cuore.

Intervista all’autrice

Buongiorno Maria Teresa, raccontaci di te e di come ti sei avvicinata alla poesia

Ho sempre pensato che talora nella vita svolte impreviste o svincoli inattesi ci fanno cambiare direzione inaspettatamente e ci rendiamo conto a posteriori che la strada nuova sulla quale ci siamo ritrovati per un fenomeno che amo chiamare di serendipity é quella giusta .  A sedici anni frequentavo il liceo scientifico, scelta fatta di riflesso. Incominciavo a rendermi conto dolorosamente di non amare affatto le materie scientifiche ma di essere molto portata per le lingue e l’espressione in genere.  Ed ecco che, ancora una volta per una scelta di riflesso, concorro a una borsa di studi per ultimare gli studi superiori in un college internazionale (UWC).  Vinco e mi viene offerta la possibilità di scegliere la sede, in Gran Bretagna (dove ha studiato mio fratello) o in Canada dove un nuovo college é ancora in costruzione.  Scelgo il Canada, l’isola di Vancouver, Pedder Bay, e mi ritrovo  immersa in una foresta con una vista mozzafiato sull’oceano per un intero biennio, con altri cento sconosciuti di quaranta nazionalità. Siamo isolati e siamo soli, esposti a un’esplosione di nuove emozioni: scrivere diventa un’evidenza, la poesia lo strumento.

La tua ultima opera è Barlumi d(‘)istanti, come nasce e quali tematiche sono presenti?

Come nella vita, anche in questo caso, per quanto mi concerne, ci sono nascite volute e altre inattese.  L’occasione  di Barlumi d(‘)istanti, é nata per un ennesimo fenomeno di serendipity. La mia silloge precedente L’isola delle cose non dette é uscita in settembre 2023, la sua nascita é stata voluta con una tale forza che ho deciso di fare di tutto per promuoverla e farmi conoscere e mi sono lanciata a capofitto nei concorsi. Arrivo tra i finalisti con una piccola selezione d’inediti al premio Il Secondo Mestiere, la premiazione é prevista il 9 dicembre 2023 a Roma e quel fine settimana ci sarà anche l’editore 4 Punte, al salone del libro. Con la complicità di mio fratello organizziamo un vero e proprio happening radunando a Roma parte della famiglia e trascorriamo insieme un week-end mag(poet)ico.  L’organizzatore del premio mi dice che le mie poesie inedite sono piaciute a NEP Edizioni che vorrebbe pubblicarle.   Cominciano gli scambi,  poi la scelta delle poesie nel mio stock di recentissime e meno recenti,  il titolo (una frase dell’ultima poesia della silloge) e infine la copertina (una proposta dell’editore di cui mi sono innamorata a prima vista).

Sei una poetessa molto attiva e ad oggi hai pubblicato tre silloge: come si è evoluta la tua poesia tempo?

Come e quando ho incominciato a scrivere poesie l’ho accennato brevemente rispondendo alla tua prima domanda. Ho appena sfiorato il perché lasciandolo solo intuire (isolata, sola, emozioni). La poesia é stata per me fin dall’inizio uno sfogo per evacuare emozioni e sentimenti forti, la scrittura una terapia per riprendere fiato e ritrovare una maggiore serenità rileggendomi dopo lo sfogo e un mezzo di comunicazione con gli altri, con le altre anime erranti come la mia, in cerca di un approdo, di un nido, di un rifugio.  Provocare emozioni é da sempre il mio principale scopo e la mia più grande soddisfazione quando riesco a centrare il bersaglio: il cuore di chi mi legge e/o ascolta.  Per scrivere ho avuto bisogno fin dall’inizio di soccombere ad un’ispirazione: una parola o una frase s’impossessano di me e devo creare la cornice per accompagnarle.  Ultimamente, grazie ad incontri poetici sui social, sperimento anche la scrittura provocata da una parola o frase suggerita da altri. E’ un esercizio interessante : mantiene lo spirito creativo all’erta e mette a confronto con altri talenti.  Scopro la poesia collettiva dopo aver per anni praticato solo quella solitaria.

Quale stile e linguaggio contraddistinguono Barlumi d(‘)istanti

Non attribuirei a Barlumi d(‘)istanti (NEP Edizioni 2024) uno stile o un linguaggio diversi rispetto a Saudade (la mia prima silloge Robin Edizioni 2019) o L’isola delle cose non dette (4 Punte Edizioni 2023) dato che contiene, come dicevo prima, poesie più o meno recenti (Saudade racchiude soprattutto il meglio dei miei primi anni dall’adolescenze alla trentina con scritti in italiano e inglese e traduzione a fronte in francese e L’isola delle cose non dette quasi esclusivamente scritti di questi ultimissimi anni).   Per definire lo stile e il linguaggio delle mie poesie direi essenzialmente intimista, melodico, immaginifico. Da sempre ho bisogno di comunicare a mezzo d’immagini e metafore e la melodia delle parole e delle rime per me é vitale. Desidero poter cullare chi mi legge con l’armonia delle parole e far viaggiare con immagini e visioni.  Perché ho bisogno di viaggiare io stessa e desidero quindi più di ogni altra cosa poter transportare con me chi mi legge: Barlumi d(‘)istanti é per me un viaggio, dal passato al presente, é una raccolta d’istanti, vicini e distanti, d’immagini antiche e presenti, d’echi di ieri e di suoni di oggi: una vita intera in un caleidoscopio.

Molto interessante è la tua seconda opera L’isola delle cose non dette. Quale atmosfera e scrittura la rendono così originale?

Ho avuto l’occasione di dire in uno scambio precedente che considero L’isola delle cose non dette il mio urlo di dolore… Dopo la scrittura frenetica dell’adolescenza ho vissuto quella più pacata della giovinezza fino ai trent’anni e ho conosciuto in seguito un ventennio di silenzio poetico.  Si tratta del ventennio del mio rapimento a Parigi periodo in cui ho vissuto direi esclusivamente se non semplicemente.  Dopo questo particolare ventennio di fusione la mia vita ha conosciuto (e conosce ancora) un lungo periodo di solitudine contrassegnato da scomparse dolorose che mi hanno marcata a fuoco e fatto sanguinare a lungo. L’isola delle cose non dette é la somma delle mie cicatrici, il mio sudario, la radiografia dei miei dolori, l’esplosione della mia rabbia di vivere, l’urlo strozzato della mia voglia di vivere, il mio dialogo solitario con le anime di coloro che ho perso e che continuo a cercare disperatamente in ogni angolo dei mei oggi, in ogni immagine dei miei ieri, é il bisogno di dipingermi un domani per motivarmi ad andare avanti senza frenare definitivamente (il mio motto un oceano di ricordi, nessun rimpianto).

Quali emozioni e riflessioni vorresti suscitare nei lettori?

Ho cominciato a parlarne già un po’ rispondendo alla tua quarta domanda.  Ho bisogno di smuovere, di commuovere, di comunicare, di cullare, in una parola di far viaggiare, con me o senza di me, nel mio universo o in quello proprio a chi mi legge. Anelo a  entrare in sintonia con chi mi legge in un dialogo soul-to-soul, ho bisogno di accarezzare e consolare, di prestare il mio urlo a chi non ha (più) voce, di offrire i miei pennelli a chi sa dipingere ma lo ignora ancora, di versare le mie lacrime per chi non osa piangere, di dar voce a chi sente ma non sa parlare.  Ti daro’ un solo esempio: mi é successo a diciotto anni e la reazione suscitata mi ha avvolta in un manto di calore talmente piacevole e benefico che mi sono detta in quel preciso momento “E’ questo che voglio suscitare”.  Tra le materie scelte al College in Canada c’era Film Making.  Io ho presentato all’esame di maturità un breve film creato intorno ad una mia poesia.  Quando lo schermo é diventato nero cé stato un breve istante di silenzio assoluto, poi l’esaminatore mi ha guardata ed ha semplicemente esclamato “Wow!” Ecco, sono tre semplici lettere ma racchiudono in sé una valanga di sentimenti.

Come è stata accolta la tua produzione poetica dal pubblico?

La mia poesia é uscita allo scoperto solo di recente.  Subito dopo la pubblicazione di Saudade nel 2019 il mondo intero é stato momentaneamente fossilizzato dal Covid e quando la vita é lentamente tornata alla normalità la mia silloge era già troppo vecchia per promuoverla, come mi disse l’editore stesso, perché il mercato era stato invaso da tutte le edizioni  messe in stand-by durante la pandemia.  L’effetto della mia produzione poetica sul pubblico ho cominciato a vederlo quindi solo di recente, più o meno da un paio d’anni, con presenza e pubblicazioni sui social per cominciare, poi dall’Isola delle cose non dette in poi con la partecipazione a concorsi di poesia e interviste.  Le reazioni sono positive e i commenti in generale elogiosi e gratificanti.   Vivendo in Francia é più difficiele promuovere un libro perché la distanza non é un alleato, quindi vendere non é facile, ancor meno trattandosi di poesia. Ovviamente ogni aspirante poeta sogna di diventare Alda Merini un giorno… ma ogni essere ragionevole sa che si tratta solo di un sogno, giustamente.

Stai lavorando a altri progetti?

Continuo a scrivere quando l’ispirazione o un suggerimento si presentano per poter essere sempre pronta con un vivaio d’idee nel cassetto, ma le due ultime sillogi sono talmente recenti che devono ancora imparare a sgambettare da sole sul mercato,  quindi per il momento hanno ancora bisogno del mio aiuto e di tutta la mia attenzione.  Un premio da podio vinto di recente con una mia videopoesia interamente self-made mi ha ispirata profondamente.  Penso che mi piacerebbe moltissimo poter svicolare in quella direzione. Dopotutto, é proprio quello ho già fatto a diciotto anni al mio esame di maturità!  Per il momento lascio aperte tutte le porte: c’é aria di primavera ed é bello poterne sentire il profumo.

Biografia dell’autrice

Maria Teresa Zanca dice di sé: “nasco nel 1958 a Chiavari ma ci resto solo qualche mese: papà era militare di carriera. Scopro cosa vuol dire non avere radici: viaggi e traslochi, abbracci e addii, tappe da bruciare, una valigia sempre pronta in un angolo. Studi a Salerno, Ferrara, Parma, due anni in Canada dove scoprirò poesia, cinema e teatro e per finire Bologna negli anni di piombo. Trovo lavoro grazie alle lingue e continuo a viaggiare. Durante una vacanza in Senegal il mio pianeta solitario si scontra con un asteroide: si chiama Pierre, è francese, ha giá vissuto due vite ma aspettava ancora quella giusta. Mi lascio travolgere dal suo tsunami e parto con lui a Parigi: navigheremo insieme per una ventina d’anni e oggi che il mare é piatto le sue onde travolgenti mi mancano ancora. Dopo più di trent’anni lascio Parigi per Nizza dove vivo tuttora.”

Pubblicazioni: Robin Edizioni: 2019 Saudade (la mia prima silloge), 2023 aprile e 2023 ottobre Quaderno di Poesie (partecipazione alla raccolta); 4Punte Edizioni: 2023 settembre L’isola delle cose non dette (la mia seconda silloge) NEP Edizioni 2024 febbraio Barlumi d(‘)istanti (la mia terza silloge).

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