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Non di solo covid muore l’uomo

Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio (Mt 4,1-11)

Editoriale – Quanto narrato nel Vangelo di Matteo e specificamente riferito al digiuno di quaranta giorni e quaranta notti, il tentatore ebbe a provocare Gesù e gli disse:  «Se sei Figlio di Dio, dì che questi sassi diventino pane». Orbene la parafrasi sta a significare che nessun disco, facendo l’esempio di un vecchio vinile, può resistere a lungo incantato sotto il passaggio della puntina. 

Il fastidioso inceppare rituale, immaginando prosegua senza che nessuno si degni di staccare la corrente o togliere la puntina dal disco, è destinato a provocare una marcata irritazione nello sventurato ascoltatore.

Le conseguenze di questa irritazione possono essere le più disparate: alcuni soggetti sarebbero disposti a sopportare a lungo, altri meno. Fino all’andar fuori di testa. L’uomo, ha infatti una soglia di tolleranza, un limite che è come una taratura dei decibel che entrano nelle orecchie.

Siamo forti, potenti, ma abbiamo il nostro limite: siamo mortali. Punto. Dobbiamo morire semplicemente perchè siamo nati. Epicuro rassicurava i suoi fan con “finchè ci siamo noi non c’è la morte, e quando c’è la morte non ci siamo noi.” Realtà. Quindi se si è in vita si deve difendere innanzitutto questa condizione per rispetto della stessa e per gli altri. Il terrore di morire a causa del covid è un pò come l’ansia da prestazione prima di un rapporto sessuale: cilecca.

Ecco la società di fronte al disco incantato ormai da mesi, sta superando il limite di resistenza che non è solo un fattore economico e produttivo, ma anche un fattore emozionale, interiore del proprio essere.

L’uomo privato delle libertà quotidiane avverte comunque una frustrazione mista a rassegnazione. Ne gode probabilmente solo chi è il soggetto che detiene il comando. Anche se con razionalità il potere sui popoli esalta ed inconsapevolmente rende meno umani, se non algidi rispetto agli accadimenti in corso.

Il decretare lockdown sembra esser ormai divenuto prassi quotidiana come elevare una multa per divieto di sosta. In realtà non è così. Oltre alle attività chiuse ed al circuito di vita corrente che è interrotto da mesi, le persone si interrogano su un futuro immediato che appare sempre buio e nessuno fa nulla per rassicurare il popolo. Anzi. Con mesi di terrorismo ansiogeno perdurante hanno represso coscienze, piegato teste, hanno ferito l’anima della gente.

Ma non si solo covid muore l’uomo. Ricordiamoci infatti che “del doman non v’è certezza”, e questo valeva anche prima di questa pandemia che avvantaggia solo la politica ed alcuni settori produttivi nel settore dell’industria farmaceutico-sanitaria.
Oltre che di covid si muore di serranda chiusa, di mundo cerrado, di entusiasmi sopiti, di fiamme spente dalla violenza di un vento che non si riesce a capire da dove arrivi.

E tutte le altre cause del rigor mortis sembrano essere a loro volta decedute. Si muore non si solo covid, ma anche di tristezza, di solitudine.

Siamo ora a rischio, come lo eravamo prima. La differenza è che ora siamo quotidianamente bombardati da negatività. E non per neutralizzare il rischio di contagio, ma forse solo per il gusto di terrorizzare il popolo.

L’indifferenza della classe politica, sia di quella che decreta loculizzazioni, che di quella che fa finta di protesticchiare ma che passivamente assiste ad uno scempio senza precedenti: il modus operandi nel trattare il popolo. Anni ed anni di progresso sembrano essere stati cancellati in un sol boccone.

Siamo tornati allo stato quo ante, ieri sera è tornato il coprifuoco. Come nella seconda guerra mondiale.

Il popolo ha gli occhi chiusi dal torpore in cui è stato messo, e qualche protesta di piazza sembra non aver scalfito il delirio di onnipotenza di chi occupa le migliori ed auree poltrone istituzionali. Salvo rare eccezioni.

Il vice ministro Sileri, forse l’unica figura da ringraziare per l’umanità che dimostra in ogni suo intervento pubblico. Quanto poi agli uccelli del malaugurio (citiamo a tal riguardo l’anaffettivo Galli)  senza voler disconoscere scienza, resta il fatto della coscienza che forse manca a chi è abituato a vivere nella bambagia, e forse sembra nel comunicare sentenze,  di auspicare che questo popolo un tempo sovrano prosegua ad essere piegato su se stesso.

La distruzione del tessuto economico già in atto e che proseguirà ancora a lungo, provocherà effetti irreversibili e chi avrà polvere sarà in grado di sparare, tutti gli altri guarderanno in aria i fuochi di lorsignori.

Non si muore solo di covid, ma anche di preoccupazione, per la mancanza del diritto fondamentale: il lavoro. riprendiamoci dunque la guida morale della nostra vita, nel rispetto dei DPCM per carità. Nessuno vuole finire in galera.

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