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Dal termine all’inizio, il nuovo anno nella dualità di Giano tra sacro e profano

Editoriale – Il mese di gennaio deve il suo nome al dio Giano bifronte che, con le sue due facce rivolte l’una al passato e l’altra al futuro, segna il passaggio dal termine all’inizio. Ed è sulla dualità che si fonda il significato del Capodanno. Silvestro I , segna il passaggio dai riti pagani al cristianesimo , Silvestro II invece la fusione tra Oriente e Occidente, magia e religione. Giano è dunque il custode delle porte. La celebrazione religiosa si mescola all’usanza peraltro profana  di fare grande festa.

La leggenda narra che i festeggiamenti particolarmente chiassosi di capodanno, compresa l’usanza di gettare via oggetti dalle finestre, sia originata  in antichità proprio dall’intento di  voler spaventare gli spiriti maligni, evitando loro di entrare nel nuovo inizio, quindi nel nuovo anno.

Si tratta di un passaggio importante, non tanto perchè ciascuno acquisisce un numero in più per la conta degli anni dalla data in cui è venuto al mondo, ma per il significato che porta con sè: potremmo abbinare in qualche modo questo evento con i solstizi stagionali, che ritualmente segnano lo scorrere del tempo che regala nella diversità delle stagioni emozioni e significati diversi.

Il capodanno può essere l’occasione per viverlo come un solstizio personale. Si tende generalmente a tracciare bilanci, a voler lasciare “l’anno vecchio”, con gli auspici che il “nuovo” sia migliore. In realtà, lo spazio temporale in cui viviamo è solo convenzionalmente misurato dall’uomo. Il tempo vero è quello della natura, per l’appunto dei solstizi, del ciclo delle cose che nascono e che muoiono, così come ogni giorno ha la sua alba, ogni sera ha il suo tramonto.

Così ogni uomo ha la sua nascita e la sua fine terrena. Anche se questo aspetto ci sfugge presi dalla complessità della vita di ogni giorno. Al di là di ogni aspetto però, il passaggio può e deve essere occasione di ricarica personale. Ricercare nell’anno passato aspetti negativi, talvolta errori, preparandosi ad affrontare un nuovo tassello del mosaico che è il dono della propria vita.

Visita interiora terrae rectificando invenies occultum lapidem. Un acronimo particolarmente significativo che invita ad una visita introspettiva sempre più profonda che ci consente di conoscerci sempre meglio e migliorarci ogni giorno. Potrebbe sembrare strano il dover ricercare la propria conoscenza, ma non è affatto così.

L’augurio, ma anche il proposito che possiamo porci è dunque quello di essere portatori di vera luce per noi stessi e per gli altri, nella costante ricerca del “punto di mezzo”.

MMXXIV D. I.

 

 

 

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