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“Il circo è l’allegoria dell’umanità”. Intervista all’autrice Giorgia Spurio sull’ultima silloge pubblicata “Purple Circus”

“Una poesia è un viaggio interminabile nel silenzio del popolo nomade che abita le nostre anime. È la scoperta di un sogno irrealizzabile e allo stesso tempo spietato quando ci accorgiamo del nostro mondo. Una poesia è il sogno di un mondo che invece va a rotoli, un teatro continuo di maschere, un circo dove viene premiato lo spettacolo migliore, quello che più somiglia a un mattatoio.”

Giorgia Spurio è nata il 21/12/1986 ad Ascoli Piceno, laureata in Lettere con Magistrale in Filologia Moderna presso l’Università “Carlo Bo” di Urbino. È docente di lettere presso la scuola secondaria di I grado. Per il suo territorio si è attivata in un progetto di sensibilizzazione dei giovani alla poesia, in particolare alla poesia dialettale e alla conoscenza dell’autrice Lea Ferranti. Collabora nella realizzazione di progetti e appuntamenti culturali. È parte dell’organizzazione ed è presidente di giuria nella sezione poesia del Premio Letterario Nazionale Città di Ascoli Piceno.

Ha pubblicato libri, tra cui sillogi poetiche e romanzi, vincendo a prestigiosi premi letterari. Pubblica le sillogi Quando l’est mi rubò gli occhi, Le ninne nanne degli Šar, L’orecchio delle dèe. Per la narrativa escono il breve romanzo storico L’inverno in giardino e il libro di fiabe I Bambini Ciliegio e altre storie. Nel 2017 vince il Premio InediTO – Colline di Torino con il romanzo Gli Occhi degli Orologi, premiato e successivamente presentato al Salone Internazionale del Libro di Torino e a Roma durante la manifestazione Più Libri Più Liberi. È finalista per la narrativa edita al Premio Carver 2019 con premiazione al Lucca Libri. Nel 2022 è finalista nella sezione racconto inedito al Premio Letterario Guido Gozzano. A dicembre 2023 esce la silloge Purple Circus.

Intervista all’autrice

Come nasce la raccolta poetica Purple Circus?

Purple Circus, libro edito dalla Polissena Fiabe e Poesie, nasce dal bisogno di parlare di ciò che sta succedendo attorno a noi. Siamo nell’era dell’apparenza ostentata sui social e della spettacolarizzazione dell’orrore. La raccolta poetica vuole innanzitutto emozionare, ma anche far riflettere sulle criticità che sta passando la nostra società: mancanza di empatia, rabbia, depressione, isolamento, emarginazione, mancata comunicazione.

Purtroppo ciò che più pervade il nostro tempo è la violenza. Il libro quindi affronta i vari aspetti della veemenza e dell’aggressività che purtroppo sono diventate quotidiane leggendo i giornali o vedendo i notiziari alla TV. I temi principali su cui scrivo sono: la violenza di genere, la violenza psicologica, il bullismo, la violenza sugli animali. Siamo purtroppo martellati da immagini e video che riportano le sciagure delle guerre, femminicidi spiazzanti, atti d’odio estremo.
Il libro quindi è una denuncia sociale, però al suo interno ci sono anche poesie di speranza. Questa speranza è nelle mani delle future generazioni. Da insegnante confido molto in loro. Tuttavia dobbiamo partire da un’educazione più attenta alle emozioni e alla comunicazione, fare il modo di non nascondere né di vergognarci del Bene. Noi adulti per primi non dobbiamo intaccare la fragilità e la purezza delle nuove generazioni che rispetto a noi hanno molta più consapevolezza del mondo che vivono.

Quale significato suggerisce il titolo?

Il titolo nasce dall’idea del Circo che è l’allegoria rappresentativa dell’umanità. Ogni poesia racchiude una storia ed è raccontata da un personaggio, acrobata o animale. La vita purtroppo è fatta di continui spettacoli giudicati da attenti, ma a volte insensibili spettatori. Tutto avviene nel circo, anche la stessa platea ne diventa protagonista inconsapevole, allo stesso modo il lettore sarà avvolto dalle luci e dal viola del tendone. Il colore viola è spesso legato a sentimenti di tristezza, di disagio e nella concezione cristiana anche al lutto. Così il Circo dell’Umanità non ha un tendone di quel colore acceso come il rosso, ma è viola, è asfissiante e allo stesso tempo catartico.
Tuttavia il viola è anche “il simbolo del sangue reale che scorre nelle vene di ogni donna che lotta per i propri diritti”, citando la suffragetta Emmeline Pethick-Lawrence. Nonostante i temi così importanti, non dimentico l’elemento della magia e della nostalgia che nelle poesie di speranza rendono incredibile il lavoro degli acrobati, di chi quindi cerca di superare gli ostacoli e le paure con impegno e grazia. Ho cercato di trovare un equilibrio nella scelta delle parole e dei versi rendendo alcune storie epiche e prendendo in prestito personaggi della letteratura classica.

Come affronti il processo creativo e l’ispirazione nella composizione delle poesie?

A volte l’ispirazione arriva all’improvviso e con grande forza, anche in luoghi inaspettati dove bisogna arrangiarsi nel trovare qualcosa su cui scrivere, anche se porto con me sempre un taccuino e una penna, poi male che va ci sono i programmi sullo smartphone.
Il processo creativo solitamente mi travolge. Cerco di fare ordine tra le idee e le emozioni dando loro il giusto spazio nei versi, ricercando musicalità e immagini congeniali. Scritta la poesia, la rileggo, la modifico, cancello parti, sostituisco altre, sposto i versi. Se parliamo invece del lavoro su una silloge, questo diventa più meticoloso per i temi che ho scelto di affrontare, ma anche per lo stile e il linguaggio che vanno a rispecchiare ciò che esprimo.

 La tua è una scrittura di denuncia e ribellione alle “maschere”. Quale messaggio emerge dall’opera e quali tematiche affronti?

Il tema delle “maschere” mi ha sempre affascinato, probabilmente è colpa di Pirandello, uno dei miei autori preferiti. È un rompicapo paradossale immaginare che abbiamo la rappresentazione di noi stessi sia fisica che caratteriale percepita in un modo differente da come ci vedono gli altri. Gli altri. Chi sono gli altri? Altre maschere? Per ognuno di loro tu sei visto in un modo, un modo che cambia da un istante a quello successivo. Questo ragionamento mi ha appunto sempre attratto.

Nel Circo i personaggi indossano le loro maschere durante lo show, hanno i loro costumi e i loro lustrini, ma anche gli spettatori portano a loro volta le maschere. Simbolo principale è il Clown che copre totalmente il suo viso per far ridere, nascondendo la desolazione interiore. Ognuno di noi forse eclissa le proprie cicatrici ed è costretto a indossare la maschera della forza, altri quella della felicità e così via. Sembra che dimostrarsi vulnerabili non sia permesso perché c’è chi è pronto a screditarti. Nell’epoca dei social e dell’intelligenza artificiale penso che sarà sempre più difficile ribellarci alle maschere, però potremmo trovare conforto nel contatto con la natura dimenticandoci di internet e dei giudizi.

Alcune riflessioni sullo stile, la simbologia e il linguaggio poetico di Purple Circus.

Ho notato nella scrittura delle poesie di questi anni che ho pian piano acquisito il mio stile, ma è anche vero che ogni silloge è a sé soprattutto per il linguaggio.
Nel caso di Purple Circus il linguaggio può sembrare più complesso in alcune liriche. Parlare della violenza non è semplice, porta con sé un affanno che si riflette sui versi che ho scritto.
Come ho accennato la principale allegoria presente è quella del Circo come spettacolo della vita e della morte, della gioia e del dolore. Provo ad adottare il linguaggio icastico e le varie immagini possono essere spunto di altre interpretazioni. Ogni storia, ogni acrobata, ogni animale può essere simbolo di altro presentando al lettore spunti di riflessione.

La silloge è permeata da dicotomie come luce-ombra, amore-odio e tante altre ancora. Cosa hai voluto trasmettere attraverso di esse?

La natura umana è “bestia” e “angelo”. Se volessimo usare una metafora orientale potremmo parlare dello Yin e dello Yang che secondo il taoismo sono i due principi opposti e necessari che si completano a vicenda. Il dualismo appartiene all’uomo. Da una parte l’istinto, l’Es come sarebbe definito da Freud, dall’altra il Super-io, la razionalità secondo appunto la psicoanalisi. Da un lato la distruzione e dall’altra la rigenerazione.
Le dicotomie vanno descrivendo l’Umanità con i suoi aspetti negativi e positivi.
C’è una frase famosa che mi piace molto citare: “Fa più rumore il tonfo di un albero che cade invece che la foresta che cresce”. Mi piace soffermarmi sulla foresta che cresce in silenzio, sul bene che è presente e che lotta ogni giorno, sui semi da coltivare. Da una parte c’è una perdita, ma dall’altra c’è la riconquista.

Quali emozioni, pensieri, sentimenti vorresti lasciare nei lettori?

Mi piacerebbe pensare che il lettore si faccia completamente trasportare dalle storie dei personaggi del libro. Che si commuova, che si sdegni, che si arrabbi e che riconquisti fiducia.
Spero che il mio libro possa far riflettere sull’educazione emotiva, sugli aspetti che possiamo migliorare, sui diritti, sulla purezza perduta.

Come è stata accolta la tua opera dal pubblico e stai lavorando a altri progetti poetici?

Il libro è uscito a dicembre 2023, ma nei pochi incontri effettuati sia reali che sui social ho sentito molto calore da parte del pubblico. Chi ha letto il libro mi ha poi contattato e scritto che si è commosso ed emozionato molto. Ho comunque in programma nuovi eventi. Riguardo ad altri progetti, posso dire che ci sono e non solo poetici. Mi piace molto sperimentare e curare collaborazioni. Ho presentato libri di altri autori con molto piacere per esempio.
Ho terminato da poco un corso di scrittura creativa promossa dal PNRR nella mia scuola dove sono docente di lettere, la scuola media E. Medi di Porto Recanati. L’esperienza è stata bellissima con ragazzi di età compresa tra gli 11 e i 13 anni che si sono messi alla prova nello scrivere racconti di diverso genere. Il loro impegno è stato esemplare e i loro lavori sono molto belli. A proposito è possibile leggerli sul sito della scuola.
Inoltre sono Presidente di Giuria nelle Sezioni di Poesia Italiana e in Vernacolo del Premio Letterario Città di Ascoli Piceno il cui nuovo bando uscirà a marzo. Sicuramente non mi mancano le cose da fare!

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