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“Alle luci dell’aurora” di Cecilia Orlandi, una storia sulla resilienza e la libertà dai pregiudizi

Un incontro nella corsia di un ospedale di Edimburgo, un lampo di simpatia spontanea, una vicinanza che cresce di giorno in giorno e aiuta a superare il dolore, e poi la curiosità verso il mondo fuori da riscoprire assieme. Le vite di Alex e Tom si incrociano così, in momenti anomali di attesa e di fragilità.
Diverse sono le storie che li hanno condotti lì, ineffabile è lo spirito che li avvicina, profondi sono gli sguardi con cui indagano dentro se stessi, cercando di comprendere la qualità di un sentimento che per molti versi li sbalordisce, regalandogli il piacere luminoso di scoprire ognuno una parte nuova di sé, e la bellezza limpida di un desiderio inaspettato, capace di lenire le ferite di un trascorso di dubbi e sofferenza.

CECILIA ORLANDI nasce a Modena il 18 ottobre 2002. Consegue il diploma di Liceo Scientifico nel 2021 con una valutazione di cento centesimi. Fin da bambina abbraccia la lotta agli stereotipi e la passione per il combattimento: ama il tiro con l’arco, il crossfit, le arti marziali e la rigida filosofia giapponese. Frequenta attualmente il terzo anno di giurisprudenza, indirizzo che, tramite l’amata arte dialettica, le prospetta un impatto incisivo nell’ambiente sociale. Di fatti, tra i molti doni che offre scrittura, il suo preferito è l’opportunità di divulgare un messaggio. Alle luci dell’aurora (Giovane Holden Edizioni, 2024) è il suo romanzo d’esordio.

Intervista all’autrice

Quale è stata la tua principale fonte di ispirazione per iniziare a scrivere Alle luci dell’aurora?

Ho scoperto la mia passione per la scrittura pressoché per caso, a diciotto anni, poco dopo l’esame di maturità; all’epoca, piuttosto che da un evento in particolare, sono stata ispirata dal desiderio di trattare, e divulgare, temi che mi stavano molto a cuore. Da quel momento, scrivere è diventato un appuntamento serale con la parte più intima di me stessa. I personaggi si sono abbozzati mano a mano, con un’autonomia disarmante, e in un certo senso siamo cresciuti assieme: io esplorando il loro animo e loro definendosi con una chiarezza sempre maggiore. Indirettamente, alle volte, tra le righe del racconto, parlo anche di me: proprio come Tom apprezzo il fascino che sanno sprigionare le cicatrici, come Ambra mi alleno per ingrossare i muscoli e combattere gli stereotipi, al pari di Alex sfoggio un alone un po’ freddo capace però, seppur selettivamente, di mostrare anche molta sensibilità. Perciò, credo che parte dell’ispirazione provenga da un’indagine di me stessa!

Durante il processo di scrittura quale è stata la sfida più difficile da superare?

Dopo anni di scrittura, ho sicuramente affinato il mio metodo! Sono riuscita a redigere gli ultimi tre libri nel corso di un paio d’anni ma, per questo mio primo romanzo, la stesura è stata piuttosto lunga. Ho revisionato il testo parecchie volte: ciò che mi premeva maggiormente era snellire lo narrazione, renderla più scorrevole possibile. Ora che mi sono stanziata sul genere fantasy, il mio stile narrativo è diventato piuttosto galoppante: tengo a mantenere una struttura ricercata ma i periodi sono più brevi, le vicende più scattanti. In ogni caso, Alle luci dell’aurora è nato per essere un inno al sentimento, non un romanzo d’avventura: perciò, in fin dei conti, sono contenta della scelta di concentrarmi con calma e minuzia sulle emozioni dei personaggi.

Parlaci dei protagonisti Alex e Tom

Alex è fine e distaccato, possiede modi eleganti, una gentile cortesia e il fascino di un volto sfregiato. Sfodera un carisma molto composto e serba una delicatezza che tiene nascosta dietro uno scudo, per proteggersi di riflesso da ulteriori ammaccature. Quando fa la conoscenza di Tom avverte una sintonia immediata: la dolcezza e la malinconia negli occhi del ragazzo lo colpiscono e lo sorprendono. Tom arrossisce facilmente, ride con spontaneità e brilla di una luminosa tristezza. Le iridi del primo racchiudono le tinte di una landa di ghiaccio, quelle del secondo le sfumature del sottobosco.

Eppure, pur essendo tra loro molto diversi, i protagonisti condividono grandi somiglianze, soprattutto riguardo al proprio passato. Entrambi hanno conosciuto la sofferenza e attraversato periodi bui dai quali tuttora cercano di fuggire. Il momento in cui si incontrano è particolarmente delicato, perché le vicende che li hanno condotti in ospedale rievocano i traumi che hanno segnato le loro vite. Contando l’uno sull’altro, riusciranno non solo ad aprirsi ma anche a trovare il sostegno e la comprensione che troppe volte, per svariate contingenze, sono state loro negate. Il percorso di formazione che intraprendono è volto infatti a combattere le rispettive insicurezze e riacchiappare la felicità.

Hai fatto riferimento all’importanza dell’impatto sociale di un libro. Cosa intendi e cosa possiamo aspettarci da Alle luci dell’aurora?

Alex e Tom non sono personaggi altisonanti ma eroi dei nostri tempi: affrontano sfide e pregiudizi con cui ciascuno di noi potrebbe interfacciarsi. Nel mio romanzo ho cercato di guidare il lettore alla strada per superare i propri traumi e le proprie insicurezze e spero possa trarre ispirazione dal percorso dei protagonisti. Ritengo che la resilienza sia un concetto chiave di questo libro. Vi sono poi macro-tematiche come la lotta all’omofobia e agli stereotipi di genere, la capacità di rialzarsi dopo una brutta esperienza ma anche la self-acceptance riguardo al proprio aspetto e la tenacia nel saper amare ed esaltare ciò che, agli occhi di molti, costituisce null’altro che un’imperfezione.

Senza contare che, relativamente all’attualità, si argomenta a favore di temi come i diritti civili e l’equità tra maternità e paternità. Se il lettore avrà metabolizzato qualcosa in tal senso, per me sarà una vittoria: ritengo che un romanzo, oltre che a intrattenere il pubblico, è importante contenga anche riflessioni da cui prendere spunto.

Quale messaggio e emozioni hai voluto trasmettere ai lettori?

Vorrei che i lettori si immedesimassero nei protagonisti per trarre su di sé le loro emozioni, comprendere le loro angosce e anche quale cammino li porta a scorgere nuova luce nella propria quotidianità. Nel racconto si diramano diversi messaggi, taluni più evidenti e talaltri sottesi tra le righe: per esempio, il principio per cui a una caduta deve seguire una nuova, orgogliosa rinascita; l’idea che anche – e soprattutto! – nelle proprie cicatrici si deve scorgere la bellezza della forza d’animo e di una storia vissuta (per inciso, per quanto mi riguarda, le cicatrici sono belle anche dal punto di vista estetico!); che la propria originalità ci permette di essere fieramente fuori dal comune, come nel caso di Ambra e Stephen, e che solo distaccandoci dall’ordinario possiamo brillare di una nostra luce.

Inoltre, in un mondo dove le relazioni tendono a essere sempre meno romantiche e alle volte addirittura tossiche, ho voluto far risaltare le qualità che permeano il rapporto di Alex e Tom e che dovrebbero figurarsi in ogni sana relazione: tra queste, il pieno rispetto, il sostegno e l’assoluta parità. Ciò che li anima è una dolcezza intima ed estremamente profonda: mi preme che anche questo aspetto possa essere appurato e condiviso dai lettori, di modo da scoprire a quali splendidi approdi riesce a condurre un amore così puro.

Come descriveresti il tuo stile narrativo in tre parole?

Fine, scorrevole, coinvolgente. Nel dettaglio, lo definirei “fine” per due ordini di ragioni: innanzitutto, perché sotteso alla storia è presente un lungo labor limae per non incorrere in ripetizioni e contemperare la fluidità con la ricercatezza; in secondo luogo, anche perché, banalmente, non utilizzo mai termini volgari. Anche le scene d’amore sono descritte con delicatezza: nei miei libri preferisco che si intenda senza esplicitare troppo. Lo trovo più romantico e anche più appassionante, un vedo – non vedo della narrazione: si può descrivere nel dettaglio senza mai diventare crudi.

Ritengo inoltre sia scorrevole per la struttura curata dei periodi e la scelta dei vocaboli, che cerco sempre diversi, e infine coinvolgente perché i sentimenti dei personaggi, così come le loro fragilità, sono indagati a fondo e con molto trasporto. A volte, infatti, provo la sensazione di conoscere perfettamente e da sempre Alex e Tom.

Hai progetti futuri nel mondo della scrittura?

Ancora qualche mese e avrò concluso la stesura di una trilogia dal titolo Herwin! È un’opera di carattere fantasy ma al contempo molto realistico, che tratta di giochi di potere, intrighi politici ed esplora le alte virtù del Bushidō, con un’ambientazione in un Giappone del futuro fra tradizione, spiritualità e fantascienza. La trama è articolata e le svolte si sono rivelate inaspettate anche per me che redigevo il testo. Tengo molto a questa saga: ricomprende tematiche che spaziano dalla politica alle relazioni interpersonali – non solo sentimentali – dallo spiritualismo al senso di appartenenza a una comunità, insieme a molti riferimenti al mondo nipponico che tanto amo.

Quando avrò terminato i lavori, mi dedicherò a una attenta fase di revisione e, al contempo, inizierò la stesura di un altro paio di opere che stavo progettando…per ora, però, per queste niente spoiler! E per quanto concerne Alle luci dell’aurora, vedremo se il futuro mi riserverà l’opportunità di redigere un secondo volume…intanto, io ho già pensato a come potrei strutturarlo!

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