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Franco Battiato, l’era di un cinghiale bianco che non finirà mai. Nonostante tutto.

Editoriale – Era il marzo 2017 ed il concerto del maestro in quel di Avezzano nel cuore dell’Abruzzo lasciava presagire che qualcosa stava accadendo nella lunga era del cinghiale bianco. Una incisione che segnava il grande cantautore, pur sempre dotato di un grande rispetto del pubblico ma che non riusciva più a completare la pronuncia delle parole durante le sue canzoni. Per chi ha seguito Battiato nei tanti concerti italiani e all’estero, la sua sofferenza espressiva vocale era sicuramente palese. In molti capirono che questo e pochi altri a seguire sarebbero stati i concerti finali. Per rispetto non si scrisse granchè su questa situazione per la dignità narrativa che il maestro aveva ed ha diritto ancorpiù oggi di ricevere. Ma le cosiddette “voci”, supportate da ipotesi e fatti concludenti portano oggi a tracciare un punto, come vorrebbe sicuramente lui nel pieno possesso delle sue facoltà mentali.

Il punto di una vita meditata, lunga, piena di successi e di soddisfazioni e di quel saper trasmettere delle onde e delle sinergie, oseremmo dire anche delle “connessioni” che hanno caratterizzato la vita di tantissime generazioni. Battiato è un cantautore esoterico, da capire, da approfondire in ogni sfumatura, in ogni nota che avanza e nel suo ritorno. La sua melodia e poesia non finiranno mai. Ed ora che dire delle vicende che riguardano Villa Grazia, la sua dimora, il suo pensatoio. Nulla. Forse in questa delicata fase della vita del nostro maestro possiamo far bene non dicendo nulla. Lasciamo ai posteri le ardue sentenze, e serbiamo il ricordo di una era che è iniziata da giovanissimo, quella di un cinghiale bianco che resta inalterata nel cuore di chi negli anni ha vissuto le canzoni, gli album, si è emozionato nell’ascoltarli e nel riascoltarli. Al pubblico oggi probabilmente poco interessano questioni burocratiche legate agli assetti di vita familiari e dell’entourage del cantautore. Franco non finisce, e non finirà perchè è arte. E l’arte è l’unica cosa che è destinata a restare nel tempo anche quando gli uomini, loro malgrado saranno costretti ad attraversare il bardo.

Daniele Imperiale direttore di Uffici Stampa Nazionali

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